Intervento Ministro Moratti - ROMA, 14 ottobre 2003

"II Giornata europea dei genitori e della scuola"


 da Il Corriere della Sera
15 ottobre 2003

Forum regionali per avvicinare i genitori alle realtà scolastiche

La Moratti: il consumismo distrae i nostri studenti
«Devono recuperare affetti familiari e relazioni personali»

ROMA - «Il troppo consumismo distrae i giovani e li allontana dalla ricerca della propria strada e della propria realizzazione». E’ una denuncia dura quella del ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Parole pronunciate, non a caso, ieri in occasione della «Seconda giornata europea dei genitori e della scuola». Giornata che vuole proprio sottolineare come la formazione dei giovani non deve essere delegata solo agli istituti, ma affidata ad un partenariato scuola-famiglie che, secondo il ministro, potrà aiutare a superare la fragilità dei nostri rag azzi. «Si devono recuperare i valori forti degli affetti familiari - ha detto -, delle relazioni personali, del rispetto per sé e per gli altri, attraverso l’aiuto delle famiglie». Per realizzare questa collaborazione sono stati istituiti, da quest’anno, i Forum regionali delle associazioni dei genitori. Organi vicini all’attività delle scuole e legati al territorio. Inoltre sono già partiti, un po’ in tutta Italia, diversi progetti che vedono coinvolte famiglie e scuola. Un liceo classico calabrese, per esempio, ha portato padri e madri in cattedra. Sono stati invitati a condividere le loro competenze organizzando corsi di educazione stradale, uso e abuso di farmaci o medicina alternativa. In altre zone, poi, sono sorte associazioni culturali dei genitori, siti Internet creati appositamente dagli stessi, cineforum, ludoteche e molte altre iniziative. In questo modo la famiglia non si limita solo a seguire il percorso scolastico del proprio figlio, ma diventa una risorsa di tutta la scuola. Un punto di riferimento per quei percorsi di apprendimento «meno formali», ma essenziali per la crescita dei ragazzi .
Quella di ieri è stata una giornata europea. Voluta dall’Epa, l’associazione europea dei genitori, ha visto in collegamento con Roma i rappresentanti di altri Paesi europei. Anche perché il tema della collaborazione tra scuola e famiglia è in linea con i programmi dell’Ue. E, secondo il ministro, è anche uno strumento importante per combattere il tasso di dispersione scolastica.
Sempre sulla partecipazione degli studenti arrivano i risultati di uno studio dell’Ocse che evidenzia come, in Italia, uno studente su cinque marini regolarmente la scuola. Molto, rispetto al 4 per cento del Giappone. Poco, in confronto a Paesi come Israele (45 per cento) o la Spagna (34 per cento).

E. Espo

Nuovi adolescenti

Mentre dagli Usa arrivano notizie sconcertanti sul logo-condizionamento dei nuovi adolescenti, in Italia il ministro dell’istruzione Letizia Moratti denuncia: «Il consumismo sfrenato rovinerà i nostri giovani» I ragazzi americani sono sempre più ossessionati dal «marchio», spendono e fanno spendere milioni di dollari. E dopo videogiochi e telefonini, inseguono il sogno della chirurgia plastica

Palestra e chirurgia, i «bambini logo» sognano un corpo da spot

Caro Babbo Natale, portami la quarta (di reggiseno). Non è la scena di una sitcom . E’ vita vera, in onda nelle nostre famiglie. Un seno alla Britney Spears è il sogno di molte ragazzine italiane e si realizza sempre prima, già a 14 anni. Attenzione ai desiderata degli adolescenti: sognano quello che vedono e vedono ovunque marchi, griffe, modelli da conquistare e da acquistare. Portare quelle scarpe e il solito zainetto non basta, anche il volume delle labbra e il nome della scuola devono essere adeguati, altrimenti sono «out», il gruppo li rifiuta. E il logo-condizionamento inizia sempre prima. E’ la generazione dei tween (9-13 anni) il nuovo terreno di conquista della pubblicità. Già visto negli Stati Uniti, come riferisce Alissa Quart in «Generazione R. I giovani e l’ossessione del marchio» (Sperling & Kupfer Editori). I ragazzini spendono e fanno spendere ai genitori fiumi di dollari e di euro. Raggiungerli è stato facile. Quando non è a scuola la thumb generation (generazione del pollice), sprofonda in massa dietro GameBoy, PlayStation e videogame (centinaia di milioni i pezzi venduti). Le aziende hanno pianificato gli investimenti pubblicitari di conseguenza. Così Lara Croft fuma Marlboro e Kasumi beve Budweiser: si chiama in-game advertising . I tornei di calcio virtuali a bordocampo hanno striscioni veri, le auto dei rally online sono Peugeot, Ford, Citroen, Subaru. I logo sono ovunque. Così il gioco è più realistico, dicono. E intanto i ragazzi ingurgitano spot a ripetizione, centinaia di milioni di passaggi, (ancora) a basso prezzo. La tivù non può competere, almeno in quella fascia. L’interesse per i mezzi non tradizionali è tale che l’Upa (90% degli utenti pubblicitari), tre mesi fa ha attivato audiweb (l’auditel di internet). «I nuovi mezzi per raggiungere i giovanissimi sono molto efficaci - dice Felice Lioy, direttore generale Upa e presidente di Audiweb -. E dopo playstation e videogiochi adesso si sperimenta la pubblicità su telefonini e videotelefonini». Spenti i videogame l’assedio riprende a scuola. Gli studenti americani vengono aggrediti dalla pubblicità nelle palestre (tappezzate di loghi), in classe (si esercitano sui jingle degli sponsor durante le lezioni), in biblioteca (messaggi anche sui libri di testo). Hanno stipulato contratti con la Pepsi e la Coca-Cola 15 distretti scolastici in 29 Stati, l’autrice di «Generazione R» scrive: «un ragazzo che indossava una maglietta Pepsi in una giornata dedicata alla sponsorizzazione della Coca-Cola è stato sospeso». Questo da noi non accade, ma l’autonomia scolastica ha reso possibile anche in Italia la sponsorizzazione degli istituti. Due anni fa a Roma il torneo di calcetto sponsorizzato da Nike fu boicottato dai liceali del Mamiani.
Ma è una battaglia persa. Il marchio passa, stravince. E non si parla soltanto di felpe e scooter. Mode e modi. Le feste di compleanno, per esempio: meglio la ludoteca, minimo il fast food. E si parla di festicciole da cento euro (da McDonald’s), ma anche da 600 euro (nella sala giochi del collegio San Carlo di Milano). Prendere o lasciare. Augurandosi di non fare la fine delle famiglie americane costrette a spendere fino a 17 mila euro per un giocattolo-party da F.A.O. Schwarz (il negozio più amato dai bambini newyorchesi), e destinati comunque a finire sul lastrico qualche anno dopo se è vero (lo scrive Alissa Quart), che 30 mila euro è il costo medio per una quinceanera (festa per quindicenni latinoamericane) e 40 mila euro è il salatissimo conto di un bar mitzvah (festa per tredicenni ebrei).
Vestirsi come, mangiare come e divertirsi come, non basta più. I tween vogliono essere i loro modelli, in carne ed ossa. Il seno gonfiato e le labbra farcite sono un traguardo da raggiungere sempre prima. «Dal ’94 al 2001 le minorenni che hanno ingrandito il seno sono aumentate del 562%» («Generazione R»). E iniziano a ritoccarsi non appena diventano signorine anche le italiane, il 20% degli interventi di chirurgia estetica sono eseguiti sulle giovanissime. «Body branding», marchiare il corpo: per farlo le americanine si sono messe a lavorare, il 55% dei liceali ha un’occupazione per più di tre ore al giorno. E’ il nuovo proletariato, costretto a darsi da fare per poter consumare più merci.
I nostri tween per adesso giocano e spendono, ma ad andare in rosso sono mamma e papà. «L’ossessione del marchio l’hanno creata gli adulti e spetta a loro invertire la rotta - sostiene Chiara Saraceno, docente di sociologia della famiglia all’università di Torino -. In famiglia, a scuola, in piscina, in parrocchia: bisogna premiare l’anticonformismo».

Federica Cavadini