Intervento Ministro Moratti - 13 novembre 2003

I giovani, costruttori della nuova Europa


 
Interventi del Ministro

 

I giovani, costruttori della nuova Europa

Intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Letizia Moratti

Orvieto, 13 novembre 2003

 

Cari ragazzi,

 

nei giorni scorsi, con l'aiuto di illustri docenti, operatori della scuola, esperti di diritto internazionale e di comunicazione, avete cercato di dare delle risposte ad importanti quesiti: che cosa rappresenta per voi giovani l'Unione europea? Che cosa fa e può fare la scuola per la costruzione dell'Europa unita? Che cosa dovrebbe fare l'Unione europea per essere più vicina ai cittadini ed in particolare ai giovani d'Europa?

 

Avete lavorato in piccoli gruppi, con l'aiuto di tutor ed in assemblea plenaria. Avete consultato documenti e testi importanti, il progetto di Costituzione europea ma anche preso conoscenza di esperienze concrete di studio e formazione alla cittadinanza europea.

 

Si tratta di un lavoro pilota, con al centro la vostra passione, la vostra riflessione su temi fondamentali per il futuro vostro e delle generazioni di giovani europei che verranno dopo di voi. Il libro bianco della Commissione europea "Un nuovo impulso per la gioventù europea", infatti, afferma chiaramente che il progetto europeo per vivere, per svilupparsi, per diventare esperienza quotidiana, deve contare sulle vostre ambizioni, sul vostro entusiasmo, sull'adesione dei giovani ai valori su cui si fonda.

 

In questo modo questo primo Campus degli studenti d'Europa ci fornisce spunti, idee ed energie nel momento di massimo impegno della nostra iniziativa italiana di Presidenza del Semestre Europeo nel settore dell'istruzione, che sta promuovendo azioni volte alla costruzione di contenuti e strumenti finalizzati a creare sinergie tra il mondo della scuola, la famiglia, il mondo del lavoro e le diverse forme di volontariato sociale.

 

Il progetto educativo e formativo delle nuove generazioni che si sta ormai definitivamente affermando in Europa, e che la Riforma della Scuola approvata quest'anno intercetta pienamente, è al tempo stesso "sociale" ed "economico".

 

Ai giovani europei di oggi e domani - ai 75 milioni di ragazzi e ragazze tra i 15 ed i 25 anni, che rappresentano la più importante risorsa strategica per il nostro sviluppo - siamo infatti chiamati ad offrire un sistema "etico" ed al contempo "professionalizzante", un sistema di istruzione e formazione che sia capace di diffondere il senso del vivere civile e della convivenza sociale, formando coscienze che custodiscano il valore della vita, del rispetto reciproco, della responsabilità personale, della legalità, della giustizia, della democrazia e della pace, e che in eguale modo sappia dare loro migliori garanzie di occupabilità e di reddito.

 

Questa strategia è definita con gli obiettivi del Consiglio d'Istruzione del maggio scorso, che ha individuato cinque traguardi:

1.       aumentare il numero dei diplomati a conclusione del ciclo di istruzione secondaria, arrivando fino all'85% della popolazione ventiduenne;

2.       aumentare, almeno del 15%, il numero dei laureati nelle discipline scientifico-tecnologiche;

3.       aumentare, almeno del 20% entro il 2010, la capacità di lettura dei ragazzi quindicenni;

4.       aumentare la partecipazione all'innovazione life long learning, per raggiungere almeno il 12,5% della popolazione in età lavorativa tra i venticinque ed i sessantaquattro anni;

5.       ridurre la dispersione scolastica in modo da portarla dal 20% al 10% entro il 2010.

 

La valorizzazione del capitale umano

Il recentissimo Convegno interministeriale di Milano, dedicato allo "Sviluppo del Capitale umano per la coesione sociale e la competitività", ha adottato la visione della scuola come comunità, aperta al confronto con esperienze diverse che interagiscono con il processo formativo, le imprese, il mondo del lavoro, il volontariato, valorizzando e stabilendo con esse rapporti di collaborazione fattiva.

 

Una scuola che risponde alla domanda reale di educazione dei cittadini europei, focalizzando gli interventi dei governi, incrementando l'efficacia degli investimenti nell'istruzione e nella formazione, garantendo una loro più trasparente valutazione.

 

A Milano, con i Ministri europei dell'educazione e del lavoro, si è proposto di adottare un approccio innovativo all'analisi dei bisogni di istruzione e formazione, che consideri il punto di vista della domanda e non esclusivamente quello dell'offerta formativa disponibile, in modo da individuare i segmenti di popolazione per i quali emerge in modo più evidente il divario rispetto all'attuale contributo che essi danno allo sviluppo economico ed alla stabilità sociale di un paese in modo da avviare le politiche necessarie per sviluppare il capitale umano.

 

Il Progetto "Sviluppo del Capitale umano", presentato a Milano e condotto sui 249 milioni di popolazione attiva in venticinque paesi dell'Unione Europea, posta a confronto con gli Stati Uniti, ha l'obiettivo, adottando opportune misure, di accrescere i livelli di competitività e di stabilità sociale nelle società europee adottando, tra l'altro, una nuova politica di orientamento e di integrazione delle politiche educative e delle politiche del lavoro.

 

Secondo il nostro Rapporto, il Capitale umano europeo rappresenta la risorsa più importante: il 54%. Il 38% riguarda le risorse finanziarie ed il 7% le risorse fisiche. Negli Stati Uniti il Capitale umano rappresenta il 70% delle risorse. Il 9% appartiene alle risorse fisiche ed il 21% alle risorse finanziarie.

 

Oggi il valore del Capitale umano pro capite nell'Unione Europea - valore calcolato attualizzando i redditi che ogni cittadino europeo sarà in grado di produrre nel corso della propria vita lavorativa - e' stimato in circa 250 mila euro, contro i circa 500 mila euro degli Stati Uniti.

 

Le cause di questo gap sono da ricercarsi principalmente in quattro fattori:

·         il minor tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione attiva), che in Europa è del 61% rispetto al 74% degli Stati Uniti;

·         il minore livello delle retribuzioni (in media inferiore di circa il 50%), che riflette un tessuto di imprese a minor valore aggiunto, vale a dire con minore innovazione, ricerca e contenuti tecnologicamente elevati delle produzioni, e un più basso riconoscimento della qualificazione dei lavoratori;

·         il minor grado di istruzione scolastica, misurato dalla distribuzione della forza lavoro per titolo di studio (ad esempio, 20% degli occupati europei con educazione terziaria rispetto al 39% negli Stati Uniti);

·         la minore durata della vita lavorativa (in media circa un anno e mezzo), a causa del ritardato ingresso dei giovani europei nel ciclo del lavoro e della più bassa età del pensionamento per gli adulti.

 

La UE e' in posizione migliore in termini di coesione sociale: l'Europa vanta rispetto agli USA un maggiore livello di coesione sociale e cittadinanza attiva, misurato in base a numerosi indicatori, quali ad esempio il più alto livello di partecipazione democratica, il minor tasso di criminalità, la minore mortalità infantile, il minore tasso di povertà, il minor tasso di inquinamento.

 

I segmenti di domanda che abbiamo identificato, sulla base di un'analisi della popolazione attiva europea, circa 250 milioni di persone tra i 19 ed i 59 anni, secondo tre variabili fondamentali (età, stato occupazionale e livello di istruzione) sono i seguenti:

·         giovani poco qualificati: 7,6 milioni - 3% della popolazione - contribuiscono con il 3% alla formazione del Capitale umano;

·         giovani ad alto potenziale: 21,9 milioni - 9% della popolazione - contribuiscono al Capitale umano con il 10%;

·         socialmente svantaggiati: 45,4 milioni - 18% della popolazione - contribuiscono al Capitale umano con il 3%;

·         qualificati ma inattivi: 27,7 - 11% della popolazione - contribuiscono al Capitale umano con lo 0%;

·         lavoratori a rischio: 52,5 milioni - 21% della popolazione - contribuiscono al Capitale umano con il 18%;

·         lavorati medi: 58,6 milioni - 24% della popolazione- contribuiscono al Capitale umano con il 34%;

·         elite trainante: 35,8 milioni - 14% della popolazione - contribuiscono al Capitale umano con il 32%.

 

L'incidenza del "Job mismatch" in Europa e' molto alta, in particolare per chi ha un'educazione di livello secondario superiore ed in specifiche aree di formazione. La discrepanza fra studi effettuati e professione effettivamente svolta e' del 70% per l'area dell'arte e settori umanistici, del 65% per l'agricoltura, del 55% per le scienze, del 45% per l'istruzione, del 45% per i servizi, del 30% per scienze politiche, economia e legge, del 30% per ingegneria, del 25% per la salute e servizi sociali.

 

Tecnologia, affari, servizi: ecco i mestieri del futuro

Le opportunità lavorative cresceranno - circa 20 milioni di posti di lavoro entro il 2010 per l'Unione europea dei 15 - per le persone ad istruzione superiore e nei settori dei servizi avanzati ed alla comunità.

 

Dall'indagine che abbiamo promosso emergono con chiarezza le indicazioni per i lavori futuri dei giovani: i servizi avanzati, (cioè tutto ciò che gravita intorno a computer, hi-tech, servizi finanziari, assicurazioni), rappresenteranno la metà dei nuovi posti di lavoro ed i servizi di utilità sociale, cioè legati alla cura dei bambini, all'assistenza agli anziani, sicurezza ed attività di tipo creativo, assicureranno il 26% della crescita. I nuovi lavori saranno nei settori dei servizi avanzati, nei servizi sanitari, nei servizi sociali e del tempo libero.

 

Gli obiettivi del Progetto entro il 2010

Il Progetto ha un obiettivo preciso: adottare misure in favore di tutti gli europei tra i 19 ed i 59 anni capaci di portare il valore del capitale umano di ogni europeo entro il 2010, da 249mila euro a 387mila euro con una crescita media annua del 5%, riducendo di un terzo lo svantaggio con gli americani oggi a 500mila euro.

 

Abbiamo ideato una serie di interventi diretti sia a motivare ed orientare i cittadini nel percorso del cambiamento, sia a fornire loro i servizi e l'assistenza necessaria.

·         giovani poco qualificati: riportarli nel sistema educativo;

·         giovani ad alto potenziale: promuovere l'eccellenza e minimizzare lo scostamento fra domanda ed offerta di competenze;

·         socialmente svantaggiati: migliorare le competenze di base per aumentare le possibilità occupazionali e di inclusione sociale;

·         qualificati ma inattivi: stimolare e favorire la partecipazione all'attività lavorativa;

·         lavoratori a rischio: portarli ad apprendere, cambiare e ad affrontare le dinamiche del mercato del lavoro;

·         lavoratori medi: aggiornare il bagaglio di competenze, gli strumenti e le tecniche per seguire i cambiamenti di mercato;

·         elite trainante; promuovere l'innovazione e l'acquisizione di know how distintivo.

 

La lotta alla dispersione scolastica

In questo quadro, l'esperienza degli operatori sociali e di molte associazioni ed organizzazioni del volontariato sono un bene prezioso da recuperare e da valorizzare nella realizzazione di un nuovo progetto educativo e formativo. Stiamo mettendo a disposizione delle scuole questo patrimonio di conoscenze ed esperienze, perché si rafforzi nel nostro sistema educativo e formativo quella "dimensione collettiva" della vita che molti hanno smarrito.

 

Nell'ambito della Conferenza interministeriale sul disagio giovanile e la dispersione scolastica, che ha avuto luogo il 3 e 4 ottobre nella Comunità di San Patrignano alla presenza dei Ministri dell'educazione e delle politiche giovanili d'Europa, sono state date indicazioni precise per raggiungere un traguardo ambizioso: dimezzare il tasso dell'abbandono scolastico, che oggi raggiunge mediamente in Europa il 19%, portandolo al 10% entro il 2010.

 

Non solo, ma a San Patrignano sono state definite le seguenti riflessioni:

·         la riaffermazione del ruolo primario della scuola per la promozione del successo formativo di ciascun giovane, sostenendone le aspirazioni e valorizzandone le capacità;

·         l'esigenza che i sistemi di istruzione e formazione valorizzino gli apprendimenti non formali ed informali, acquisiti dai giovani in famiglia, nei gruppi di pari, nelle associazioni giovanili e nel volontariato;

·         la valenza positiva espressa dal volontariato, attraverso il quale i giovani esercitano i valori della partecipazione e della solidarietà, acquisiscono capacità di scelta e responsabilità e costruiscono il loro senso di appartenenza, sperimentando concretamente i principi che sono a fondamento della convivenza civile;

·         il sostegno alla formazione di personale educativo, insegnanti, formatori, tutor, orientatori e dirigenti scolastici su pratiche didattiche, modalità organizzative, saperi, metodologie e strumenti operativi, per favorire la complementarietà degli apprendimenti formali ed informali, quale strategia per prevenire e contrastare l'abbandono degli studi ed il disagio giovanile;

·         l'importanza del rapporto tra scuola e famiglia per prevenire e affrontare le varie forme del disagio;

·         la promozione ed il sostegno a centri di aggregazione per i giovani, che si configurino come luoghi di incontro, di comunicazione intergenerazionale, di progettazione e di sperimentazione delle proprie attitudini;

·         lo scambio e la diffusione delle migliori esperienze realizzate per prevenire e contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e del disagio promossi da scuole, associazioni di volontariato e istituzioni locali. Lo sviluppo di tale tematica si pone in continuità con gli orientamenti comunitari a partire dal Consiglio europeo di Lisbona ed includendo il Libro Bianco della Commissione Europea sulla Gioventù, la comunicazione della Commissione sull'apprendimento permanente, il follow-up degli obiettivi comuni europei e, da ultimo, le conclusioni del Consiglio istruzione del 5-6 maggio 2003, che include la tematica della dispersione tra le cinque aree prioritarie collegate al programma di lavoro sul seguito dei dianzi citati obiettivi;

·         il rafforzamento della cooperazione europea anche attraverso l'attuazione di misure specifiche a livello comunitarie per sostenere l'interazione progettuale delle scuole con il volontariato sociale e con le istituzioni locali al fine di ridurre la dispersione scolastica e rafforzare la coesione sociale;

·         la valorizzazione e la fruibilità in contesti diversi da quelli di origine delle migliori esperienze realizzate nei nostri Paesi, verificando quali azioni di cooperazione possano essere attuate a livello comunitario e con quali strumenti, utilizzando le misure e i programmi comunitari già esistenti o anche prevedendo misure specifiche di sostegno.

 

Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricorda spesso, con toni amareggiati e preoccupati, come l'Italia detenga il primato della disoccupazione giovanile tra i 15 ed i 24 anni.

 

In Italia la disoccupazione giovanile tocca il 27%, 11,3 punti sopra la media dei quindici paesi dell'Unione Europea. Ma il tasso di disoccupazione sale fino al 31% se si considerano solo le ragazze: il che sta ad indicare che una giovane donna italiana su tre non ha oggi un lavoro, contro una media europea del 15,9 per cento.

 

Se poi esaminiamo qualitativamente il funzionamento del nostro sistema educativo e formativo - dall'accesso agli studi al conseguimento della laurea - la situazione presenta luci ed ombre.

 

Il sistema di educazione in Italia ha mostrato una grande capacità di assorbimento e di integrazione di centinaia di migliaia di ragazzi non italiani: sono stati 232.766 gli alunni stranieri a scuola nel passato anno scolastico e rappresentano una percentuale del 2,96% sul totale della popolazione scolastica. Erano poco più di 30.000 nell'anno 1992/93.

 

Il tasso di dispersione scolastica italiano è però ancora il più alto d'Europa, pari al 30% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni.

 

In Europa siamo svantaggiati per quanto riguarda il numero di studenti che conquistano il diploma: mentre in Francia raggiungono il diploma 81 diciannovenni su 100 e in Germania 89, l'Italia raggiunge solo quota 70; la media nell'Unione europea è di 80 diplomati su 100. Per quanto riguarda le immatricolazioni, nel 2001-2002 si sono registrate oltre 319 mila iscrizioni contro 284 mila dell'anno precedente, con un incremento del 12,4%. Infine è aumentata la percentuale dei laureati e diplomati che tagliano il traguardo a distanza di cinque, sei e sette anni dall'immatricolazione. Si passa infatti dal 36% del 1994 al 52% del 2001. Cresce anche la percentuale dei laureati e diplomati rispetto alla media della popolazione in età 25, 26 e 27 anni, che passa dall'11% del 1994 al 21% del 2001.

 

Le risposte del MIUR ai giovani italiani ed europei

 

Ciò che voi giovani avete chiesto in questi giorni di discussione alla classe dirigente della "nuova Europa" è soprattutto una maggiore capacità di assecondare il cambiamento, gestendone i fattori di criticità con spirito più innovatore ed ottimizzando le opportunità che lo scenario della "nuova Europa" offre.

 

In Italia, per dare risposte alle vostre richieste di sviluppo sostenibile, occupazione qualificata, sicurezza, qualità della vita, lotta alla criminalità, maggiore inclusione sociale, le principali linee guida della nostra Riforma della scuola sono state ispirate da tre grandi principi: una scuola per la persona, una scuola per le famiglie, una scuola per la società civile.

 

I livelli essenziali di prestazione della Riforma offrono più opportunità ai ragazzi, alle famiglie rispetto al passato, garantendo:

·         riconoscimento del diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita;

·         centralità della persona e dei suoi diritti, in particolare di quelli dei soggetti in situazione di handicap;

·         previsione di una pluralità di percorsi di istruzione e formazione in grado di interpretare attitudini e scelte di vita dei ragazzi;

·         possibilità, assicurata e assistita, di cambiare indirizzo all'interno del sistema dei licei, nonché di passare dal sistema dei licei al sistema dell'istruzione e della formazione professionale e viceversa, anche mediante l'utilizzazione di crediti riconosciuti;

·         possibilità per gli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro;

·         affidamento all'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di istruzione (INVALSI) del compito di verificare la qualità dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche, per poter garantire livelli omogenei nelle prestazioni su tutto il territorio nazionale;

·         diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni.

 

La Riforma pone al centro del progetto educativo la persona, prepara i giovani ad affrontare serenamente e responsabilmente i grandi processi di trasformazione che il mondo sta affrontando.

 

Con le famiglie abbiamo cercato di stringere una nuova alleanza perché non si sentano sole nell'educare i propri figli, in modo particolare in quei momenti nei quali per i genitori può essere più difficile un dialogo profondo e costruttivo con i figli, mentre la scuola può diventare un punto di riferimento nel creare occasioni di incontro che favoriscano questo dialogo.

 

Applicando la Riforma, stiamo costruendo una scuola come comunità, aperta al confronto con esperienze diverse che interagiscono con il processo formativo, valorizzando e stabilendo con esse rapporti di collaborazione fattiva.

 

Cari ragazzi, è un momento decisivo per il futuro delle politiche in materia di istruzione, formazione e gioventù a livello europeo. Per vincere questa sfida cruciale per il futuro sviluppo dell'Europa e dell'Italia e per riacquistare competitività, per mantenere intatto il "patto" fra generazioni che sta alla base della politica sociale nazionale, occorre quindi rilanciare l'impegno sull'istruzione, la formazione, la ricerca.

 

Sono certa che l'esperienza di questi giorni vi ha fatto sentire partecipi di una grande comunità di giovani di scuole europee che dialogano e condividono una serie di traguardi:

·         conoscenza delle tematiche europee a livello teorico dal punto di vista storico, culturale e politico;

·         conoscenza del funzionamento del Parlamento europeo;

·         acquisizione di maggior consapevolezza e responsabilità di ciascuno nella costruzione dell'Unione europea.

 

Siete così diventati il primo gruppo di promotori, presso la Conferenza nazionale dei presidenti CPS, il Forum delle associazioni studentesche, le scuole, i gruppi giovanili e le associazioni di volontariato, di una nuova fase di informazione, divulgazione e sensibilizzazione alla tematica della costruzione europea.

 

Faremo tesoro delle vostre riflessioni e di vostri suggerimenti.

 

La fiducia, la speranza e la determinazione che avete dimostrato in questi giorni di lavoro nel Campus ci dicono che siete davvero determinanti per il processo di formazione di un grande spazio europeo della formazione e della conoscenza. Non solo, ma che l'impresa europea non solo è possibile, ma che, grazie a voi, è già in fase di realizzazione.

 

Grazie e buon lavoro.