RIFORMA MORATTI

critiche e risposte


  Dentro la Riforma
Dentro la Riforma

È

 

La Riforma Moratti: le critiche e le risposte

 

Nella scheda che segue abbiamo messo a confronto alcune delle critiche che vengono comunemente fatte alla riforma Moratti e le risposte che ne dimostrano l’infondatezza.

 

Le critiche

Le risposte

a.  Manca la copertura finanziaria: dei circa 8000 milioni di euro promessi nella legge finanziaria figurano solo 90 milioni di euro cioè lo stretto necessario per permettere alle Università di andare avanti; 90 milioni che sono stati oltretutto rimediati in extremis con tasse sul fumo e/o sugli alcolici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

b. Anticipo della scolarizzazione: stando ai dati del Ministero solo 30mila dei quasi 100mila bambini aventi diritto hanno fatto richiesta di anticipare l’iscrizione alla prima elementare (oggi chiamata primaria).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

c.  Introduzione dell’inglese e informatica: il Governo non è stato in grado di varare il relativo decreto attuativo previsto dalla legge. In sostanza non essendo previsti né docenti né risorse finanziarie a questo fino, l’obiettivo della riforma è affidato al buon cuore delle scuole stesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

d. Situazione dei precari: continuano nel 2004 i tagli agli organici già decisi nelle finanziarie 2002/2003. Altri 12.500 posti scompariranno dopo i 21.000 dei due anni precedenti, E l’esiguo numero di immissioni in ruolo previste per il prossimo anno non modifica questo quadro in modo decisivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

e. Diritto-dovere all’istruzione fino a 18 anni: il Ministro è stato costretto a chiedere alle regioni di continuare per altri 3 anni quello che già facevano prima visto che il Governo non era stato in grado di risolvere il problema dei rapporti tra Stato e Regioni, né tanto meno di mettere a disposizione le risorse per l’istruzione generalizzata del secondo canale, quello dell’istruzione e formazione. Le intese con le regioni stanno a testimoniarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

f.   Tempo pieno: non ha copertura finanziaria e ci sono tagli al personale; torna il doposcuola degli Anni ’60; viene azzerato il progetto didattico perché ridotto a servizio orario; le ore pomeridiane diventano parcheggio.

a.   Il 12 settembre 2003 il Governo ha varato un piano pluriennale di investimenti, pari a 8.320 milioni di euro, per il periodo 2004/2008. La copertura finanziaria per la prima attuazione della riforma (anticipi, inglese e informatica) è già disposta nella legge 53/03, che prevede 12.731.000 euro per l'anno 2003; 45.829.000 euro per il 2004 e 66.198.000 euro per il 2005. La legge finanziaria per il 2004 ha stanziato per la scuola (e non per l’università!) 90 milioni di euro per l'attuazione del piano programmatico previsto nella legge 53/2003, con specifiche destinazioni d’intervento. Dal 2001 al 2004 le risorse finanziarie destinate alla scuola sono cresciute complessivamente di 3456 milioni di euro. Va considerata, infine, la valorizzazione del personale della scuola: nell’ultimo rinnovo contrattuale, infatti, il Governo ha previsto risorse aggiuntive rispetto a tutti gli altri comparti del pubblico impiego, portando ad un aumento medio di 150 euro mensili, il più alto dal 1988.

 

b.  Il dato si riferisce all’anno scolastico in corso (2003/04) ed è, più esattamente, pari a circa 28mila bambini anticipatari, su un totale di 86mila aventi diritto (ma va ricordato che le iscrizioni furono riaperte – dopo l’approvazione della 53/2003 – per soli 10 giorni). Per un paragone corretto, il dato va confrontato con la media, consolidata negli ultimi dieci anni, degli anticipatari nelle cosiddette “primine”: circa 50mila ogni anno, che frequentano scuole non statali (a pagamento!). La novità introdotta dalla legge Moratti è la risposta gratuita ad una esigenza diffusa nel Paese.

 

c.   L’insegnamento di inglese ed informatica sin dalla prima classe della scuola primaria è stato disposto già dall’anno scolastico in corso con il Decreto Ministeriale n. 61 del 22 luglio ’03; col medesimo decreto sono stati disposti specifici corsi di formazione, con i quali oltre 170mila docenti si sono specializzati nell’utilizzo delle nuove tecnologie (attraverso l’Indire di Firenze, è stato realizzato un progetto di formazione a distanza che è già stato preso ad esempio e modello da altri Paesi europei), mentre per l’inglese è stata assicurata la copertura di circa il 94% delle situazioni. Inoltre, in collaborazione con la RAI, sono stati creati due canali tematici: il Divertinglese e il DivertiPC, come supporto ai corrispondenti insegnamenti nelle scuole elementari.

 

d.  Nella scuola dell’infanzia il numero dei posti d’insegnamento è stato incrementato di oltre 700 unità rispetto all’a.s. 2001/02; l’anticipo delle iscrizioni porterà ad un graduale ulteriore aumento delle dotazioni organiche.

Nella scuola primaria, nell’anno scolastico 2003/2004, si è realizzato un aumento di 1.500 posti dovuto all’anticipo delle iscrizioni; inoltre, sono stati attivati circa ulteriori 1.500 posti per garantire l'insegnamento della lingua straniera nelle prime e seconde classi della scuola primaria; sempre nello stesso anno scolastico, in organico di fatto sono stati istituiti ulteriori 500 posti. In quest’ordine di scuola, a conclusione degli interventi di contenimento del numero dei posti (tagli) si registra una diminuzione di circa 1.000 posti (circa lo 0,43% dell'organico totale), una riduzione ben inferiore a quella del numero degli alunni.

Nella scuola secondaria di I grado, le riduzioni di posti sono state determinate quasi esclusivamente dalla diminuzione del numero degli alunni e dalla soppressione delle cattedre sperimentali. Sono state comunque soddisfatte tutte le richieste di tempo prolungato e incrementati gli insegnamenti non obbligatori, quali la seconda lingua straniera e lo strumento musicale.

Nella scuola secondaria di II grado, si è verificata una diminuzione significativa degli studenti: oltre 81mila unità in due anni scolatici, con conseguente riduzione delle necessità di docenti. Inoltre, sono stati realizzati interventi di tipo strutturale quali la riconduzione a 18 ore delle cattedre costituite con un numero di ore di insegnamento inferiore, secondo la prescrizione contenuta nella Finanziaria 2003, e la riduzione del numero dei progetti didattici. Non sono stati effettuati interventi sulla composizione delle classi né sui profili ordinamentali.

Il numero dei posti di insegnanti di sostegno all’handicap, che risultavano essere circa 74.000 nell'anno 2001/2002, ha superato abbondantemente le 78mila unità nell'anno 2003/2004, con un incremento di quasi 4500 posti.

Le immissioni in ruolo effettuate nell’a.s. 2001/2002 sono state ben 63mila, cui si aggiungono le 15mila già disposte per il prossimo anno scolastico. In totale, in quattro anni scolastici le assunzioni a tempo indeterminato saranno 78mila.

 

e.  Il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni, introdotto dalla legge n. 53/03, sostituisce ed amplia i vecchi obblighi scolastico o formativo, superandone il dualismo; non ne modifica i termini temporali (fino al diciottesimo anno di età), salvo che il percorso di formazione non si concluda prima con il conseguimento di una qualifica professionale.

La legge costituzionale n. 3/2001 (di modifica del Titolo V della Costituzione) ha introdotto una diversa suddivisione di competenze legislative tra Stato e Regioni, ripartendole in potestà esclusive e potestà concorrenti: allo Stato, le potestà esclusive in materia di “norme generali sull’istruzione” e di garanzia dei diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale; alle Regioni, la potestà esclusiva in materia di “istruzione e formazione professionale”. Di qui la necessità per lo Stato, nella persona del Ministro dell’istruzione, di accedere a intese e accordi con le Regioni, al fine di garantire l’uniformità sul piano nazionale del diritto alla formazione. Ciò è avvenuto con la firma di un Protocollo d’intesa nazionale (Conferenza Unificata, 19 giugno 2003)e di Convezioni con le singole Regioni e da ultimo, con l’approvazione da parte della Conferenza Unificata Stato-Regioni degli standard formativi minimi nazionali (Conferenza Stato-Regioni, 15 gennaio 2004), che hanno lo scopo di garantire la spendibilità su tutto il territorio nazionale (e, quindi, anche nell’Unione Europea) delle qualifiche professionali conseguite al termine dei percorsi di istruzione e formazione gestiti dalle Regioni. In precedenza, le qualifiche regionali avevano percorsi estremamente diversificati, esclusiva validità territoriale e nessun riconoscimento a livello europeo.

 

f.    La copertura finanziaria è già iscritta nella legge di riforma, mentre l’art. 15 del decreto sul primo ciclo appena approvato conferma in via di prima applicazione, per l’anno scolastico 2004/2005, il numero di posti attivati complessivamente a livello nazionale per l’anno scolastico 2003/2004 per le attività di tempo pieno e di tempo prolungato; per gli anni successivi “ulteriori incrementi di posti, per le stesse finalità, possono essere attivati … con decreto” del MIUR di concerto col Ministero dell’Economia.

Non si può in alcun modo parlare di doposcuola in quanto le diverse discipline hanno tutte uguale dignità e la norma prevede che, nell’organizzare l’orario settimanale, “i criteri della programmazione delle attività educative devono rispettare una equilibrata ripartizione dell’orario quotidiano tra le attività obbligatorie e quelle opzionali facoltative”. Tutt’altro, quindi che un parcheggio per gli allievi.

Il progetto didattico rientra nel Piano dell’Offerta Formativa (POF), compito e prerogativa delle istituzioni scolastiche autonome: il Collegio dei Docenti, nell’esercizio responsabile della propria autonomia progettuale, definisce i progetti didattici che ritiene più confacenti; tra questi, restano anche il tempo pieno come autonoma offerta formativa della scuola (non è a caso che per la definizione dell’organico d’istituto siano incluse le ore da dedicare “alla mensa e al dopo mensa”, per le quali è prevista “l’assistenza educativa da parte del personale docente”.

L’innovazione sostanziale introdotta dalla riforma Moratti è, da un lato, la libertà per le famiglie di scegliere tra i diversi progetti offerti dalla scuola (e non, come ora avviene, doversi sottomettere in termini di progetto educativo alla volontà della maggioranza). Dall’altro, l’attuazione dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole. La Sinistra mente sapendo di mentire, rinnega l’autonomia organizzativa e didattica che proprio i loro governi, nella scorsa legislatura, hanno introdotto con la legge Bassanini (1997) ed il Regolamento del 1999.

Circa l’attuale fruizione del tempo prolugato, dati statistici del MIUR mostrano come il tempo prolungato alle medie costituisca ben altro che un progetto educativo e didattico: in alcune aree del Paese esiste una discrepanza decisamente “sospetta” tra il numero degli allievi che risulta iscritto alle classi a tempo prolungato e la corrispondente frequenza alla mensa, tanto da indurre dubbi sulla reale frequenza delle ore pomeridiane. Alcuni esempi:

-   Bari: su 10.226 alunni iscritti al tempo prolungato solamente 347 fruiscono della mensa (il 3,4%).

-   Palermo: su 12 mila alunni a tempo prolungato (il 23% del totale, un dato vicino alla media nazionale del 27%), meno di 3 mila fruiscono della mensa.

-   Napoli: sono circa 3.700 gli alunni che pranzano a scuola, mentre sono 10.700 quelli che ritornano a casa.

 

Chiarimenti sull’insegnante tutor   - scheda -

 

Il decreto legislativo n. 59/04 affida al tutor compiti di coordinamento delle attività, di documentazione personalizzata dell’allievo (port-folio) e di collegamento con le famiglie, “con l’apporto degli altri docenti” [art. 7, comma 5, ultimo periodo (scuola primaria) e art. 10, comma 5, ultimo periodo (scuola secondaria di I grado)].

 

Da un punto di vista dell’impegno orario settimanale, solo per il tutor nella scuola primaria è prevista “un’attività di insegnamento agli alunni non inferiore alle 18 ore settimanali” [art. 7, comma 6]. Non c’è analoga disposizione per la secondaria di I grado.

 

La collegialità dei docenti non è assolutamente messa in discussione; resta regolamentata da altre norme, in particolare quelle relative agli obblighi di servizio; tra questi, per la scuola primaria, c’è l’obbligo delle due ore settimanali di programmazione didattica collegiale.

Il decreto ribadisce, inoltre, il principio della “contitolarità didattica dei docenti”  (fatta salva al comma 5 dell’articolo 7 per la scuola primaria e comma 5 dell’art. 10 per la scuola secondaria di I grado). La contitolarità didattica implica anche quella giuridica e quindi la totale pariteticità fra i docenti della classe.

 

È aperto un tavolo di trattativa con i sindacati per la definizione tecnica della figura del tutor, sia per quanto attiene le modalità per l’acquisizione della prevista “specifica formazione” del docente [artt. 7 e 10, rispettivi commi 5], sia in vista di una specifica qualificazione retributiva dello stesso.

È

 

Scuola Media: orari di cattedra a confronto   - scheda -

 

Per confrontare gli orari di cattedra tra il vecchio e il nuovo ordinamento bisogna riferirsi al quadro orario su base annua riportato nel paragrafo “Vincoli e risorse” delle Indicazioni Nazionali (allegato C).

Il monte ore annuo di ogni disciplina non è esattamente determinato, per lasciare spazi di manovra e di flessibilità alle singole scuole autonome: ci sono un orario minimo, uno massimo e un orario medio (vedi tabella 1 per tre ipotesi di combinazioni orarie entro i limiti di orario minimo e massimo per ciascuna disciplina).

Per il confronto tra vecchio ordinamento e nuovo si veda la tabella 2.

 

Tabella 1: orari annuali degli insegnamenti nella scuola secondaria di I grado (solo orario obbligatorio)

 

 

Insegnamenti

Min.

Medio

Max

 

 

 

Es. 1

Es. 2

Es. 3

 

1

Italiano

 

307

 

319

 

313

 

307

 

319

2

Storia

3

Geografia

4

Matematica

 

239

 

239

 

245

 

251

 

251

5

Scienze e Tecn.

6

Inglese

 

114

 

126

 

120

 

114

 

126

7

II Lingua

8

Arte/Immagine

54

66

60

54

66

9

Musica

54

63

60

66

66

10

Scienze mot/sp

54

57

60

60

66

11

Religione

33

33

33

33

33

12

Conviv. Civile

 

12

-

-

 

13

Informatica

 

6

-

12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE

 

891

891

891

 

 

 

Tabella 2: orari di cattedra a confronto (solo orario obbligatorio)

 

Discipline d’insegnamento

Precedente ordinamento

 

Riforma

(orari medi)

 

 

su una sola classe prima

Totale

ore cattedra

 

Totale

 ore cattedra

 

Differenza

 Ore cattedra

Italiano, storia e geografia

11

 

9

 

- 2

Inglese e Seconda lingua comunitaria

3

 

4

 

+ 1

Matematica e Scienze

6

 

6

 

  0

Educazione Tecnica

3

 

1

 

 -2

Educazione Artistica

2

 

2

 

   0

Educazione Musicale

2

 

2

 

   0

Educazione Fisica

2

 

2

 

  0

Religione

1

 

1

 

  0

 

 

 

 

 

 

Orario lezioni

30

 

27

 

- 3

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Insegnamento di Educazione Fisica   - scheda -

 

Non cambia il monte ore annuale obbligatorio per questa disciplina: restano le vecchie 66 ore, pari a 2 ore settimanali.

 

La scuola può inoltre disporre progetti specifici che coinvolgano l’Educazione Fisica nell’ambito delle 6 ore settimanali facoltative.

È

 

Insegnamento di Educazione Tecnica   - scheda -

 

La classe A033 – Educazione Tecnica nella scuola media  è ancor oggi, a tutti gli effetti, contemplata nell’ordinamento delle classi di concorso a cattedre per posti di insegnamento nelle scuole secondarie. Continuerà ad esserlo fino alla generale revisione di tutte le classi di abilitazione che avverrà quando la riforma sarà andata a regime.

 

Nell’orario di base obbligatorio di 27 ore settimanali il ruolo della tecnologia ha subito modifiche ed effettivamente un ridimensionamento temporale consistente, sebbene non sia l’unica disciplina a vedersi decurtato il tempo d’insegnamento. Vale però precisare che il monte ore annuo di ciascuna disciplina obbligatoria non è esattamente determinato, proprio per lasciare spazi di manovra e di flessibilità all’autonomia delle scuole.

Per l’insegnamento della tecnologia è prevista la riduzione da tre a un’ora settimanale, che però non necessariamente si deve svolgere in compresenza con l’insegnante di scienze. Le indicazioni prevedono che l’insegnamento specifico possa essere affidato in esclusiva al docente della classe A033. Infatti, anche a seguito della concertazione con il sindacato sugli organici, il MIUR ha chiarito che le 33 ore annuali di tecnologia sono da attribuire ai docenti di Educazione Tecnica. Inoltre, ha dato indicazioni affinché gli stessi docenti siano utilizzati nelle attività laboratoriali e, in particolare, nell’informatica.

 

È bene a questo punto ribadire che le attività in compresenza implicano la con titolarità giuridica della docenza, quindi, la totale pariteticità fra i docenti compresenti.

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Organico del personale nella Scuola Media ed eventuali contrazioni di posti   - scheda -

 

La modifica del quadro orario nella scuola media non produrrà soprannumerarietà. Infatti, la norma conferma per il prossimo triennio l’assetto organico attuale [Decreto Leg.vo 23 gennaio ’04, art. 14, comma 3, e art. 15, relativo al tempo prolungato], trasformandolo in “organico d’istituto” [art. 10, comma 4] al fine di garantire tutto l’arco delle attività previste (attività educative e didattiche obbligatorie e facoltative, assistenza educativa alla mensa e al dopo-mensa, attività laboratoriali, ecc.); è ciò che viene chiaramente stabilito anche al comma 5 dell’art. 14 del decreto. In particolare, per le attività di tempo prolungato non solo è confermato per il 2004/2005 il numero dei posti attivato quest’anno, ma è previsto che “per gli anni successivi, ulteriori incrementi di posti, per le stesse finalità, possano essere attivati” [art. 15, comma 1, 2° periodo – Decreto Leg.vo 23 gennaio ’04].

 

Il decreto del primo ciclo stabilisce anche con chiarezza che il tempo-scuola non è solo quello delle 27 ore settimanali obbligatorie per tutti gli allievi. Le ulteriori 6 ore settimanali di attività ed insegnamenti sono facoltative per gli allievi, ma è obbligatorio per le scuole predisporle: fanno parte a tutti gli effetti del piano dell’offerta formativa della scuola. In questo modo è stato incrementato lo spazio di autonomia delle scuole, portando fin quasi al 20% la quota oraria di insegnamenti da esse organizzati; nel contempo, la facoltatività e l’opzionalità di tali insegnamenti configurano un grado di libertà in più per famiglie ed allievi.

Tocca ora alle scuole, e quindi al Collegio dei docenti, fare le scelte, in piena autonomia e responsabilità, in ordine sia alla flessibilità interna all’orario base obbligatorio, sia per tutta la gamma di proposta opzionale.

 

Le disposizioni del MIUR in esito alla concertazione sugli organici hanno stabilito che venga mantenuta l’attuale quantità oraria per l’insegnamento delle lingue nelle scuole medie che stanno attuando la sperimentazione linguistica (3 + 3 ore settimanali).

È stato inoltre chiarito che saranno effettuate compensazioni a livello nazionale dei posti di tempo prolungato eventualmente non utilizzati rispetto al precedente anno scolastico.

 

L’art. 3, comma 89, della legge finanziaria 2004 ha disposto che gli Uffici Scolastici Regionali istituiscano corsi di specializzazione intensivi per docenti soprannumerari appartenenti a classi di concorso che presentino esubero di personale rispetto ai ruoli provinciali; i costi per la realizzazione dei corsi saranno a carico dei finanziamenti per la formazione del personale.

I docenti soprannumerari appartenenti a classi di concorso in esubero e in possesso di titolo di specializzazione per l’handicap, saranno trasferiti, a domanda con richiesta del posto o comunque d’ufficio, su posti di sostegno [art. 3, comma 90].

 

La riforma Moratti: per parlarne a ragione veduta (2, 3 e 4)

Con questa newsletter completiamo la pubblicazione degli interventi di Gianni germanio sulla riforma Moratti apparsi sul sito web “Il Legno Storto”.

 

di Gianni Germanio (dirigente scolastico)

 

 dal sito “Il Legno Storto” - www.legnostorto.com

 

La riforma  Moratti - Seconda parte


Dopo gli “antefatti” (Progetto Berlinguer-De Mauro) e le “strisce d’azzurro” della riforma (il “cielo pedagogico”), riserviamo qualche nota di commento ad una “innovazione” che ha ricevuto sinora grande attenzione ed è stata oggetto di forti contrapposizioni.

Gli anticipi


1. La scuola dell’infanzia anche per i bambini di 2 anni e 4/6 mesi.
Nulla di scandaloso (si veda G. Cerini in “La riforma della scuola”):

• in molti paesi europei l’anticipo è acquisizione ormai consolidata

• come già osservato nel primo articolo “Per che cosa scioperano gli insegnanti”, negli ultimi anni ’90 si sono diffusi un po’ ovunque i progetti sperimentali di “sezioni  con anticipo”

• sempre negli anni ’90, senza progetti ed in aperta violazione della normativa vigente, in molte scuole materne statali sono stati accolti sin dal mese  di settembre bambini nati entro il gennaio successivo:  tale “prassi” è risultata ancor più diffusa nelle scuole materne non statali (io stesso ho più volte segnalato questo tipo di forzature)

• la grave e cronica carenza di posti  e, comunque, l’alto costo dell’iscrizione agli asili nido bastano a giustificare l’interesse da subito dimostrato di molti genitori per l’innovazione: la “domanda sociale” è sicuramente pressante, anche se,  per puri  motivi di contrapposizione, è stata subito “messa da parte”  dai polemisti per partito preso

• l’iscrizione precoce potrebbe anche aprire prospettive positive se, sull’onda dell’anticipo, ci si orientasse verso un “ciclo unitario” di scuola dell’infanzia, esteso anche agli asili nido, da generalizzare gradualmente in ogni luogo del nostro sistema-paese.

 

Certamente non è da trascurare anche la perplessità di fondo (la “nuvola/nembo” sempre all’orizzonte): la scuola dell’infanzia (il gioiello di famiglia del nostro sistema) rischia di pagare anche pesantemente l’innovazione, in assenza di  organiche  azioni di  sostegno,  necessarie ad evitare che da “prima scuola”  diventi semplice servizio di “nursery”.

L’innovazione resta sicuramente “problema aperto”, che richiede una seria azione di raccordo tra scuola, enti locali e stato, tutti interessati a dar risposte attendibili alla domanda sociale, che  esprime un bisogno reale e diffuso delle famiglie, senza penalizzare oltremisura la scuola dell’infanzia:

• accordi di programma tra scuola ed enti locali (non trascurando anche le risorse umane e professionali presenti nei consorzi socio-assistenziali intercomunali  e presso le cooperative di servizio, come già in certe situazioni avviene per l’integrazione degli alunni disabili)

• trasferimenti di risorse finanziarie “su progetto”, anche nella prospettiva di nuove figure professionali (vedi il punto precedente)

• attivazione da parte della scuola di “modelli organizzativi interni” più flessibili, intesi a creare le “compresenze” giornaliere necessarie, anche “intaccando” il modello di servizio dei docenti (  ”orario non spezzato”, antimeridiano o pomeridiano), attualmente prevalente,  (come del resto già avviene nella scuola elementare ad organizzazione modulare) ed eventualmente predisponendo “progetti” riconosciuti a livello di fondo di istituto.

 

2. La scuola elementare anche per i bambini di 5 anni e 4/6 mesi.

Anche in questo caso, nulla di nuovo e di particolarmente scandaloso:

• rientra nell’esperienza comune la formazione delle cosiddette “primine”, elemento distintivo di alcune zone del nostro bel paese e, in particolare, delle scuole non statali

• rientra nell’esperienza comune la richiesta, particolarmente  diffusa in certe “zone”, di far frequentare in anticipo la prima elementare ai bambini “uditori” ( innumerevoli volte mi sono opposto alla richiesta delle famiglie di accogliere  questa “figura”  non prevista da alcuna norma!)

• appartengono ancora all’esperienza comune la conoscenza di bambini che, per stili cognitivi – prassici e relazionali già maturati,  sono sicuramente pronti a frequentare la prima elementare prima dei loro coetanei.

Anche in questo caso, però, resta una perplessità di fondo:  può essere che ad approfittare della nuova opportunità di iscrizione anticipata siano i bambini i cui genitori, dimenticando l’importanza di esperienze di maturazione/apprendimento “a misura” delle esigenze infantili, rispettose dei loro tempi di crescita e ricche di stimoli tempestivi ed adeguati, vedono nell’accelerazione una “promozione” ed un riconoscimento delle capacità intellettuali dei figli ( vedi: C. Scurati in: "La riforma della scuola" ).

Al riguardo, si può anche aggiungere che nella maggior parte dei casi non si vede la necessità di anticipare l’ingresso nella scuola elementare, quando l’ingresso nel mondo del lavoro, dopo l’intero percorso scolastico sino all’università, è ormai “ritardato” verso il 25/30 anni.

Mai come in questo caso le soluzioni ragionevoli risiedono nel rapporto fiduciario scuola- famiglia, capaci di valutazioni comuni e condivise “per il bene del bambino”, senza con ciò voler negare alla famiglia l’”ultima parola”. 

 

Riferimento bibliografico: “La riforma della scuola” - Notes – Tecnodid Editrice – A cura di G. Cerini e M. Spinosi

 

La riforma Moratti - Terza parte


Dopo i tre articoli riservati agli “antefatti”, alle “strisce d’azzurro” e alle “nuvole”, al problema degli “anticipi”, ritengo utile commentare altre “innovazioni” oggetto di conflittualità “diffusa”, utilizzando sempre il “modello interpretativo” sinora seguito.


La lingua inglese ed il computer

 

Questi elementi della riforma sembrano aver ottenuto l’oscar delle “strisce d’azzurro” da parte delle famiglie, se si considerano le “insistenze” che i genitori hanno sempre riservato a questi temi durante le assemblee dedicate alle nuove iscrizioni.


1. Il cielo pedagogico (striscia d’azzurro: l’inglese).

Pur cercando di evitare entusiasmi un po’ (almeno un po’) troppo “provinciali”, sembra difficilmente contrastabile, nel mondo moderno,  la preferenza per l’inglese espressa dalla stragrande maggioranza delle famiglie, ma non mi pare  questo l’aspetto principale.

Sembra molto più  significativo richiamare i soliti problemi:

• la preparazione di chi insegna inglese nelle elementari (specialmente nelle elementari), al fine di evitare un approccio troppo formalistico

• il modello organizzativo da privilegiare, specie nelle prime due classi:

-          un modello eccessivamente rigido (n. fisso di ore settimanali – loro collocazione  predefinita) sembra troppo “vicino” ai quadri orari della scuola media

-          un modello più flessibile  di programmazione “intensiva”  in determinati  periodi dell’anno,  con “riprese” periodiche quando necessarie, appare più rispettoso  dei bisogni e delle motivazioni dei bambini

• il modello didattico/metodologico da scegliere:  un modello sempre  attento ai bisogni dei bambini, che prediligono le attività motivate non dispersive e banali (la banalità spegne ogni entusiasmo), cariche per loro di “senso” e di “significato” e  chiaramente finalizzate ad apprendimenti significativi (ogni attività di insegnamento/apprendimento deve sempre comunque raggiungere  “approdi”  sicuri e stabili)

In conclusione:

-           accordo sulla lingua inglese, che non significhi, però,  “ostracismo” alle altre  lingue  e, in particolare, trascuratezze penalizzanti per la “nostra” lingua

-           attenzione agli aspetti sostanziali, senza lasciarsi fuorviare dalla “apparenze”

-            spazio all’autonomia delle scuole, che proprio in questo tipo di scelte possono esprimere tutte le loro potenzialità.

2. Il cielo pedagogico (striscia d’azzurro: il computer).

Anche in questo caso, pur cercando di non lasciarsi attrarre e fuorviare da ciò che appare semplicemente  “alla moda”, non si può negare che  un approccio precoce al linguaggio informatico rappresenti uno degli impegni non eludibili di una scuola che voglia essere all’altezza del proprio tempo, sia per evitare  il rischio che il bambino si accosti al nuovo strumento in sostanziale “isolamento” e  in forme troppo “rigide” e “povere” (vicine al plagio),  sia per sfruttare in modo intelligente, nei diversi ambiti disciplinari, le opportunità offerte dalla potenza e versatilità del nuovo linguaggio.


Le conclusioni sono sempre le stesse:

• la preparazione dei docenti, i modelli organizzativi flessibili, i modelli didattico/metodologici prescelti restano ancora e sempre le variabili decisive

• l’autonomia delle scuole continua ad essere il principio di sfondo e di garanzia.

Non sembra proprio il caso di lasciarsi trascinare dall’entusiasmo (ricordo sempre l’elogio del Freinet per la “scuola povera”, che “in situazione” può leggersi anche come elogio per l’“informatica povera”), ma non sembra nemmeno giusto lasciarsi continuamente andare a recriminazioni ripetitive, quasi ossessive, dimenticando, volutamente dimenticando per puro spirito di parte, lo sforzo enorme che ha contrassegnato questi ultimi 3-4 anni: nel periodo in questione, il Circolo da me diretto, attraverso la collaborazione ed i finanziamenti di ministero, enti locali e fondazioni bancarie, ha potuto investire una somma orientativa ben superiore a 100 milioni delle vecchie lire.   
Le collaborazioni descritte ed il progetto ministeriale di formazione a distanza hanno effettivamente consentito di:

* fornire alle scuole (anche alle scuole elementari) le risorse finanziarie necessarie per:

-           acquisire le più moderne dotazioni  informatiche di base

-           avviare la costruzione delle “reti” di Istituto

-           garantire i collegamenti a Internet 

* avviare la formazione generalizzata on-line dei docenti, anche al fine di evitare l’accumulo di strumentazioni inutilizzate (una “nuvola” è, però, nuovamente apparsa all’orizzonte: la seconda fase annuale di formazione a distanza non è ancora iniziata e siamo già nella seconda parte dell’anno scolastico).

 

La  Riforma Moratti - Quarta parte


Dopo gli “antefatti” , le “strisce di’azzurro” e le “nuovole”,  gli “anticipi”, gli “oscar”  delle innovazioni,  può essere utile concludere con “Richiami e considerazioni sparse”


A. Le “ore opzionali”

 

La possibilità di “aggiungere”  alle 27 ore settimanali di base di insegnamento altre 3 ore opzionali settimanali, disponibili per le famiglie e obbligatorie per la scuola, se richieste, fa capire tutto il carattere pretestuoso, improntato a semplice spirito di parte, delle più  accese contestazioni, e tuttavia, anche in questo caso sembrano opportune  alcune messe a punto, utili ad evitare che primi  semplici “annuvolamenti” si trasformino in “nembi”.


1. Le 3 ore opzionali, con  aggiunta delle 10 ore settimanali di mensa, sono sicuramente  garantite per la conservazione del “tempo pieno” a 5 rientri pomeridiani (27 + 3 + 10 = 40) nelle forme sinora conosciute, ma resta ancora incerto il destino delle “4 ore settimanali di compresenza/contemporaneità”  attualmente disponibili per le azioni di sostegno, recupero ed arricchimento e per le attività di laboratorio o di piccolo gruppo ( 40 ore settimanali di funzionamento delle classi a tempo pieno per gli alunni / 44  ore settimanali di servizio per i  due insegnanti delle stesse classi ): ulteriori chiarimenti e garanzie sono attese dalla scuola.


2. Le  ore opzionali settimanali sono previste (da 1  a 3, come io interpreto e mi auguro) anche per le classi “non a tempo pieno” e possono, secondo me,  consentire la conservazione anche di “altri modelli”, diversi sia dal “tempo pieno” sia dalle “classi a modulo” a 27 ore, cui sinora l’autonomia delle scuole ha saputo dar forma, sempre per rispondere alle richieste delle famiglie e ad altre  significative variabili ambientali:

• classi a 28 ore settimanali, con 2 rientri pomeridiani (27 di base e 1 opzionale) + 4 ore settimanali di mensa

• classi a 30 ore settimanali, con 4 rientri settimanali (27 di base e 3 opzionali) + 8 ore settimanali di mensa

Al  riguardo, altri elementi diventano decisivi:

• la “flessibilità”  delle soluzioni

• l’integrazione con  i servizi di supporto degli enti locali

Poiché so che alcuni dirigenti interpretano in modo rigido la possibilità offerta dalle 3 ore opzionali ( prendere o lasciare: o 3 ore o niente ), anche in questo caso sembrano di stringente necessità indicazioni tempestive e non ambigue del Ministero, a favore del principio di flessibilità, così come dovranno essere ancora previste e incentivate le collaborazioni/integrazioni con i servizi di supporto degli enti locali, molti dei quali, sinora, hanno garantito con proprio personale la copertura totale o parziale delle ore di mensa nelle classi “non a tempo pieno”, al fine di non ridurre o annullare le ore di “contemporaneità/compresenza” cui ho più volte accennato.

A proposito: i nuovi parametri per la definizione degli “organici di scuola” garantiranno ancora in ogni classe un certo numero di ore “compresenza/contemporaneità” degli insegnanti?


3. Il discorso può a questo punto essere esteso anche al “contenuto” delle “ore opzionali”, specie se si considerano i timori, espressi da più parti, come se:

*  una volontà perversa intendesse  favorire (sollecitare?) le scelte casuali e improvvisate, di puro e banale disimpegno, delle famiglie

*  gli insegnanti non fossero in grado di proporre, discutere e orientare verso progetti mirati e motivati di sostegno e arricchimento dei processi di insegnamento/apprendimento: pur nell’enfasi e nell’ambiguità non sempre condivisibili con le quali spesso sono richiamati, i “laboratori” previsti dalla riforma dovranno pur assumere senso e significato!
Se la scuola non avrà in sé gli “anticorpi” ( competenze umane e professionali ) necessari a contrastare ( non per partito preso ma per autorevole consapevolezza pedagogica )  eventuali e sempre possibili tentativi di manomissione e forzatura, dovrà essere sollecitata la recita del “mea  culpa”  e non la ricerca del “capro espiatorio”: la nostra scuola, almeno quella che ho conosciuto ed apprezzato per diretta frequentazione, non dovrebbe correre i rischi paventati.


B. Gli apprendimenti

 

Gli appunti sulle “attività opzionali” possono anche essere estesi  ad “altre nuvole”, che “da sempre” percorrono il cielo della nostra scuola elementare e che il vento della riforma potrebbe contribuire ad  “accumulare”.

L’attuale assetto curricolare può essere sostanzialmente confermato?

La tendenza inesauribile a introdurre nella scuola sempre nuove “educazioni” (educazione stradale, educazione sessuale, educazione alla sicurezza, educazione al ……….), la miriade di  “progetti” di derivazione ambientale che cercano anche giustamente di collegare le attività scolastiche al  “mondo” attribuendogli sensi e significati unitari, l’accumularsi di sempre nuovi “impegni” (lingua straniera – linguaggio informatico), le “quote” di tempo-scuola riservate ad approfondimenti culturali collegati al contesto regionale, fanno nascere alcune perplessità di fondo:

-               sarà possibile contrastare la soluzione più facile ma sicuramente meno produttiva (molti impegni, ma tutti  svolti in forme superficiali)?  

-               sarà possibile avviare i bambini ad accostare i “modi di pensare” delle discipline scolastiche fondamentali,  attualmente organizzate negli “ambiti disciplinari”?

-               in particolare, sarà possibile riservare tempi distesi a quelle “discipline forti” (lingua italiana e matematica), che sono tali proprio perché “attraversano” i confini di tutte le discipline e che giustamente tutti i sistemi di valutazione, nazionali e internazionali, mettono “sotto osservazione privilegiata” quando si tratta di rilevare/monitorare la “qualità dell’istruzione”?

Può sembrare il solito stucchevole ritornello, ma risposte attendibili  dipenderanno da:

• valorizzazione autentica dell’autonomia scolastica

• preparazione e buon senso pedagogico degli insegnanti, in possesso di specializzazioni “aperte” disponibili a integrarsi e a sorreggersi a vicenda, senza rigidi schematismi

• capacità e disponibilità diffuse  a programmare (poche cose ma fatte bene) e valutare in “team”

• formazione continua degli insegnanti ( buoni insegnanti valgono quanto  una buona riforma, anche se i due termini non sono affatto in contrasto).

Chi voleva cancellare il tempo – scheda -

 

“L’orario obbligatorio annuale complessivo del curricolo della scuola di base risulta dalla somma del monte ore previsto per gli ambiti disciplinari e le singole discipline, di cui al successivo comma 3, dalle ore settimanali di insegnamento della religione cattolica, di cui al comma 5, e dalle 200 ore annuali della quota obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche”. È quanto afferma il comma 1 dell’art. 2 della bozza di “Regolamento recante norme in materia di curricoli della scuola di base” proposto, nel febbraio del 2001, dall’allora Ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro per l’avvio del primo segmento della riforma previsto dalla legge n. 30/00 dei cicli scolastici.

Il tempo scuola obbligatorio standard del ciclo di base (il percorso di sette anni che avrebbe unificato scuola elementare e scuola media), calcolato con le indicazioni specifiche dei citati commi 3 e 5, risultava pari a poco più di 30 ore settimanali, con lievissime differenze – in ragione di frazioni orarie – tra i primi cinque anni del ciclo e gli ultimi due.

La quota del curricolo obbligatorio di competenza delle scuole era prevista costante per tutto il ciclo e pari a 200 ore. Una sola variante possibile: quella offerta dal secondo comma dell’art. 2: “In relazione a specifiche esigenze delle famiglie, socioculturali e didattiche, il monte ore della quota annuale obbligatoria, riservata alle istituzioni scolastiche, può essere incrementato fino a 330 ore”. Ovvero, una differenza di 130 ore in più su base annuale, corrispondenti a poco meno di 4 ore settimanali da aggiungere alle 30 standard. La bozza non prevedeva altre possibili deroghe o diverse opportunità. Nessun cenno, in tutto il documento, al tempo mensa. Tempo pieno e tempo prolungato venivano ignorati; di fatto, implicitamente cancellati.

Come noto, il percorso del ciclo di base era previsto su un totale di sette anni, con la conseguente perdita di oltre 1000 ore di curricolo standard; perdita che non avrebbe trovato compensazione nemmeno con quell’incremento di 130 ore l’anno.

L’orario obbligatorio complessivo, per i sette anni del ciclo di base, sarebbe stato di 7.053 ore. Negli otto anni del primo ciclo ora statuito dalla legge n. 53/03, con sole 27 ore settimanali obbligatorie si cumuleranno complessivamente 7.128 ore, che potranno arrivare fino a 8.217 per quegli allievi che sceglieranno interamente di avvalersi dell’orario facoltativo.

Accanto ad una ragionevole riduzione del carico orario settimanale, nel nuovo ordinamento si realizza quindi un prezioso saldo attivo in termini di monte ore complessivo.

 

Nella tabella che segue viene riportato il quadro orario relativo agli ambiti disciplinari e alle discipline previste nella bozza di regolamento del Ministro De Mauro

 

REGOLAMENTO ATTUATIVO LEGGE 30/00 Bozza decreto DE MAURO  (26-02-2001)

Scuola di base - Ciclo settennale

 

quota di curricolo riservata alle scuole

(min)

200 ore

quota aggiuntiva a scelta delle famiglie (+ 130 ore)    

(max)

330 ore

 

primo biennio

 

orario periodo

 

orario annuale

orario settimanale

ore

min

ore

min

 

ambito linguistico-espressivo

832

 

416

 

12

36

 

 

ambito matematico-scientifico

450

 

225

 

6

49

 

 

ambito antropologico-ambientale

192

 

96

 

2

55

 

 

Totale ambiti

1474

 

737

 

22

20

 

 

Totale con quota scuole

 

(+ 400)

 

 

(+ 200)

 

 

(+ 6)

 

(+ 4)

 

 

(min)

1874

 

(+ 260)

937

 

(+ 130)

28

24

 

(+ 3)

 

(+ 56)

(max)

 

2134

 

1067

 

 

32

20

(*)

 

triennio successivo

 

orario periodo

 

orario annuale

orario settimanale

ore

min

ore

min

 

ambito linguistico-espressivo

1056

 

352

 

10

40

 

 

ambito matematico

483

 

161

 

4

53

 

 

ambito scientifico-tecnologico

384

 

128

 

3

53

 

 

ambito geo storico sociale

288

 

96

 

2

55

 

 

Totale ambiti

2211

 

737

 

22

20

 

 

Totale con quota scuole

 

(+ 600)

 

 

(+ 200)

 

 

(+ 6)

 

(+ 4)

 

 

(min)

2811

 

(+ 390)

937

 

(+ 130)

28

24

 

(+ 3)

 

(+ 56)

(max)

 

3201

 

1067

 

 

32

20

(*)

 

ultimo biennio

 

orario periodo

 

orario annuale

orario settimanale

ore

min

ore

min

 

italiano

260

 

130

 

3

56

 

 

storia geografia scienze sociali

220

 

110

 

3

20

 

 

prima lingua europea

130

 

65

 

1

58

 

 

seconda lingua europea

80

 

40

 

1

13

 

 

matematica

240

 

120

 

3

38

 

 

scienze

180

 

90

 

2

44

 

 

scienze motorie

120

 

60

 

1

49

 

 

tecnologia

130

 

65

 

1

58

 

 

arte e immagine

106

 

53

 

1

36

 

 

musica

106

 

53

 

1

36

 

 

Totale discipline

1572

 

786

 

23

48

 

 

Totale con quota scuole

 

(+ 400)

 

 

(+ 200)

 

 

(+ 6)

 

(+ 4)

 

 

(min)

1972

 

(+ 260)

986

 

(+ 130)

29

52

 

(+ 3)

 

(+ 56)

(max)

 

2232

 

1116

 

 

33

48

(**)

(*)   All'orario settimanale vanno aggiunte due ore settimanali per l'insegnamento della Religione Cattolica

(**) All'orario settimanale va aggiunta un'ora settimanale per l'insegnamento della Religione Cattolica

 

 

I genitori e la riforma Moratti

 

Tuttoscuola – 11 aprile 2004

 

Quella riforma che sembra non piacere agli insegnanti, risulterebbe invece gradita ai genitori.

È questa la sintesi sorprendente, ma non troppo, di una ricerca condotta da Eurispes e presentata alla stampa nei giorni scorsi.
E non si tratta solamente della questione del docente tutor, visto con preoccupazione all’interno della scuola ma salutato con soddisfazione dalle associazioni dei genitori.

Il gradimento raccolto sugli interventi del ministro Moratti riguarda altri aspetti innovativi, quali, ad esempio, le commissioni di maturità composte da docenti interni alla scuola (63% dei genitori le preferisce alle vecchie commissioni composte da membri esterni).

L’85% delle famiglie ha giudicato positivamente o molto positivamente la generalizzazione, fin dalle prime classi dell’elementare, dell’inglese e delle tecnologie informatiche (occorrerà vedere poi, alle prove dei fatti, se il giudizio verrà confermato).
Molto positivo il giudizio sull’alternanza scuola lavoro previsto per i quindicenni (giudizio positivo o molto positivo espresso da tre genitori su quattro).

Stesso alto consenso anche per l’introduzione nella valutazione dell’alunno del comportamento (quel voto di condotta che sta dividendo gli insegnanti tra contrari e favorevoli). Molto alto il consenso delle famiglie per l’introduzione dello studio delle realtà locali.

Diverso invece il giudizio, anche se complessivamente favorevole (53,6% del campione esaminato da Eurispes) sull’istituto dell’anticipo di iscrizione alla scuola primaria.

Come stanno dimostrando anche i dati delle iscrizioni per il 2003/04 e 2004/05, il gradimento è molto alto tra i genitori del sud (60,66%) e delle isole (circa il 67%).

In questo caso, la divisione sul giudizio per gli anticipi non è solamente territoriale, ma anche politica: i genitori di destra esprimono consensi pari a circa il 73%, quelli orientati verso il centro il 66% e quelli di sinistra circa il 41%.