Intervento Ministro Moratti - Milano, 19 novembre 2005

Convegno AGESC: una missione educativa. Trent'anni di Agesc


  Intervento del Ministro Letizia Moratti

Eminenza, cari genitori,

siamo riuniti oggi per celebrare i 30 anni della missione educativa dell'Agesc; trent'anni di un impegno che il tempo non ha affievolito, anzi, ha reso più consapevole e motivato, per la promozione della famiglia nella scuola e, in particolare, nella scuola cattolica. Questo momento, tuttavia, non è semplicemente celebrativo, ma è un'occasione per tracciare un bilancio degli sforzi compiuti in vista di nuove sfide e prospettive.

Proprio per questo consentitemi una riflessione che ritengo indispensabile condividere con voi tutti, perché so quanto è forte il vostro impegno per cercare risposte nuove a quelle domande che sempre più insistenti si alzano dal mondo giovanile di fronte a un disagio che non è soltanto generazionale, ma che coinvolge l'intera società. Una società dai ritmi sempre più convulsi e frenetici che spesso impediscono il dialogo tra adulti e giovani, tra figli e genitori, tra insegnanti e allievi.

 

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno contraddittorio: da un lato si sono moltiplicate, soprattutto attraverso i nuovi media, le occasioni di incontro, di scambio, di informazione; dall'altro si è progressivamente perduta la gioia di stare insieme, di condividere, di approfondire; da un lato la superficialità di un consumismo che ha veicolato tra i giovani falsi miti legati al successo, al potere, al danaro; dall'altro la progressiva perdita di valori vissuti nei comportamenti della vita quotidiana, di relazioni distese, di capacità di dialogo.

 

In un appello sottoscritto in questi giorni da autorevoli intellettuali, giornalisti, imprenditori, docenti si è sottolineato: "E' in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli... E' diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell'uomo fosse destinato a rimanere senza risposta. E' stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come nelle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere".

 

Condivido pienamente questa analisi, che ci pone tutti di fronte a una grave responsabilità e mette in evidenza la necessità di un legame sempre più stretto - direi di un patto - tra genitori e insegnanti. Famiglia e sistema educativo svolgono un compito fondamentale nella formazione dei giovani ed hanno la primaria responsabilità nella trasmissione di valori umani e morali, poiché in ogni altro luogo della nostra società questa continuità di trasmissione ci appare oggi spezzata proprio dalla modernità senza cultura, senza storia e senza radici che minaccia i legami sociali, lo spirito dell'accoglienza.

 

Per garantire il pieno successo formativo degli allievi è necessaria una concreta interazione tra insegnanti e genitori, come abbiamo previsto con la riforma, affinché scuola e famiglia possano insieme aiutare i ragazzi e le ragazze a trovare le proprie motivazioni e vocazioni, a superare i momenti di difficoltà e a diventare cittadini liberi e responsabili.

La nostra azione va in questa direzione, attraverso un ripensamento della funzione della famiglia: da un concetto ormai inadeguato di "rappresentanza partecipata" siamo passati a un concetto di "cooperazione attiva". La famiglia viene ad interagire con la scuola e con il territorio, in una logica di "comunità educante" che ridisegna e valorizza il ruolo di tutti i soggetti della formazione, a partire da quelli centrali: genitori e studenti. Sarà questa comunità educante nel suo insieme a favorire anche quel dialogo tra adulti e giovani al quale ho fatto cenno.

 

A questo proposito vorrei citare proprio in questa sede due esempi concreti, due esperienze significative che sono state presentate nel corso dell'ultima Giornata europea dei genitori. La prima riguarda una ricerca sui giochi delle generazioni passate realizzata in un istituto secondario di secondo grado con la collaborazione dei genitori. La ricerca si è poi trasformata in esperienza pratica nelle scuole primarie, dove i bambini hanno potuto giocare con i grandi riscoprendo la gioia vissuta dai loro coetanei di tempi lontani.

La seconda esperienza, realizzata in alcuni istituti comprensivi, è nata dall'incontro di genitori di nazionalità diverse, che attraverso speciali "giornate" dedicate ai cibi, ai costumi, alle fiabe dei loro Paesi d'origine hanno condiviso nella scuola con i loro figli e con i bambini italiani il piacere di stare insieme. Iniziative come questa favoriscono in modo concreto la piena integrazione. Permettetemi di soffermarmi su un altro aspetto della nuova scuola che stiamo costruendo. Esiste in molti istituti un fenomeno diffuso di cui pochi parlano: il volontariato. Esso, oltre a rappresentare un valore aggiunto per la coesione sociale, con le sue pratiche educative di tipo collaborativo, contribuisce a sviluppare nei giovani il senso di appartenenza alla comunità e quindi la dimensione del dialogo, della cittadinanza attiva e consapevole.

 

Ormai il 10% delle scuole italiane ha avviato un progetto di volontariato o di solidarietà. C'è chi ha acquistato una mucca per bambini ruandesi che non hanno latte, chi ha contribuito alla costruzione di una scuola in Tanzania, chi ha donato sangue per chi è malato. Anche un impegno in iniziative di utilità sociale può essere di sostegno per ritrovare relazioni corrette e positive con gli altri. Le attività di volontariato a scuola, nel 2° ciclo di istruzione, sono aumentate dell'80% rispetto all'anno precedente e, per la prima volta, sono state censite anche quelle del 1° ciclo: vi hanno preso parte circa 1.200 scuole, 230.000 studenti e più di 5.000 docenti.

Potrei continuare a lungo nel proporvi esempi di quella scuola, di quella "comunità educante", nella quale nascono e si concretizzano le iniziative che rappresentano la migliore risposta a quel disagio diffuso che si avverte tra i giovani di cui ho parlato poco fa. Ma desidero ora soffermarmi brevemente sulle nuove opportunità date dalla riforma che rappresentano un importante punto di incontro e di collaborazione tra genitori e insegnanti. Nella nostra riforma la famiglia è messa in grado di scegliere nei momenti fondamentali del percorso educativo, a partire dalla possibilità di anticipare l'iscrizione del figlio alla scuola dell'infanzia e alla scuola primaria: decisione che non è più ridotta a semplice scadenza temporale uguale per tutti.

 

L'articolarsi delle attività in obbligatorie, opzionali e facoltative, con la possibilità di scelta per studenti e genitori, dà sostanza e contenuto perché si concretizzi il "patto educativo" tra scuola e famiglia. Il portfolio delle competenze chiede ai genitori e agli studenti di essere soggetti attivi anche nella valutazione, nel rispetto dei ruoli e delle competenze di ciascuno.

 

L'introduzione della figura dell'insegnante tutor offre alla famiglia la possibilità di un dialogo continuativo e un riferimento preciso per articolare unitariamente il percorso formativo attento alla persona nella sua peculiarità.

 

L'Invalsi è uno strumento che ci pone nella prospettiva europea di superare l'autoreferenzialità della scuola, nell'ottica di controllare i risultati, piuttosto che gestire centralisticamente i processi. L'obbligo scolastico che diventa "diritto-dovere" non rappresenta solo una differenza terminologica, ma un cambiamento nel rapporto Stato-cittadino che vede quest'ultimo, quindi la sua famiglia, protagonista della propria formazione.

 

Sono innovazioni che hanno richiesto anche un forte impegno comunicativo: grazie al vostro contributo, insieme a quello delle altre associazioni di genitori, abbiamo potuto realizzare Seminari di formazione in tutto il Paese per far conoscere alle famiglie le opportunità che hanno in questo quadro ordinamentale.

 

Sono opportunità nuove che rendono indispensabile il ruolo dell'associazionismo perché le scelte vengano compiute con sempre maggior consapevolezza e responsabilità supportando i singoli genitori nel loro interloquire con gli operatori scolastici, nel segnalare le disfunzioni e nel porre richieste appropriate in atteggiamento costruttivo, perché non manchi il contributo originario, proprio delle famiglie.

 

Le giornate europee dei genitori e della scuola, che abbiamo realizzato insieme, in quattro edizioni, sono state fortemente volute, per promuovere la cultura dell'associazionismo e diffondere i progetti che le Associazioni hanno attivato capillarmente con l'impegno e il sacrificio di tanti di voi ai quali va il mio ringraziamento.

 

Per quanto riguarda più specificatamente la scuola cattolica, la mia presenza oggi, sta ad esprimere tutto l'apprezzamento per opere che si qualificano come autentiche comunità educanti. Esse si caratterizzano come luoghi in cui, alla luce di una chiara ipotesi educativa, proposta ed accolta, gli studenti vengono introdotti nella realtà con quel rigore metodologico che, unito ad un'alta tensione ideale, rappresenta il vostro servizio migliore alla scuola di tutti. E' un servizio ancora poco riconosciuto. A tutti i livelli, fino alle agitazioni di piazza, s'incontrano molte resistenze a modernizzare la scuola, ad inserirla in un contesto europeo, distinguendo il ruolo dello Stato regolatore e controllore da quello di gestore diretto. Ancora oggi viene contrapposta la scuola paritaria, definita "privata", alla scuola "pubblica", cioè statale.

 

La privatizzazione della scuola pubblica viene agitata ad ogni azione di governo della scuola, ostacolando innovazioni urgenti e radicali. E' ancora lungo il cammino verso una realizzazione, in ambito scolastico, del principio di sussidiarietà che valorizza l'impegno dei cittadini, singoli ed associati, nel rispondere ai propri bisogni, di cui quello educativo è certamente fra i fondamentali, per garantire lo sviluppo libero delle nuove generazioni.

 

Sono, infatti, consapevole che il cammino è arduo, tuttavia il contributo alle famiglie rappresenta un punto di non ritorno che, per il 2° anno, riconosce e sostiene il diritto dei genitori di scegliere la scuola per i propri figli. E' necessario incrementare e perfezionare questo strumento che, in tanti modi è stato contrastato, nonostante realizzi principi di equità e libertà.

 

Con i suoi trent'anni di vita, l'Agesc testimonia che questi principi possono concretizzarsi in un'intensa e varia attività per promuovere, non un privilegio di qualcuno, ma un bene per tutti.

 

Grazie!