Audizione Ministro Fioroni sulla legge finanziaria

Camera dei Deputati 10 ottobre 2006


 

Audizione del ministro Giuseppe Fioroni in VII Commissione Camera – 10.10.2006

Nella seduta di martedì 10 ottobre 2006 la VII Commissione Cultura e Istruzione della Camera dei Deputati ha ascoltato il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, sulle tematiche connesse al settore della scuola, con particolare riferimento alle disposizioni contenute nella manovra finanziaria 2007. Stenografico della seduta.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, sulle tematiche connesse al settore della scuola, con particolare riferimento alle disposizioni contenute nella manovra finanziaria 2007.

Ringrazio molto il ministro, che si è reso immediatamente disponibile secondo quanto avevamo richiesto. Un incontro che, necessariamente, sarà breve perché alle 11 la Commissione è convocata in seduta congiunta al Senato e, inoltre, il ministro ha altri impegni.

Domani con la relazione della collega Sasso daremo inizio all'esame del disegno di legge finanziaria, quindi questa audizione è molto utile.

Regoleremo gli interventi dei gruppi in modo tale da dare cinque minuti a gruppo, per permettere a tutti di rivolgere quesiti, intervenire, esprimere la propria opinione e poi, ovviamente, al Governo di replicare.

Do la parola al ministro Fioroni.

 

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Procederò schematicamente, poiché credo che abbiate avuto già modo di leggere e di approfondire il testo della finanziaria.

Vorrei soltanto evidenziare i tre aspetti che ritengo fondamentali.

Per quanto riguarda l'impostazione generale della finanziaria, credo che siamo risusciti a sposare un percorso di razionalizzazione e, quindi, di contribuzione da parte del sistema scolastico italiano alla ricostruzione del disastro dei conti pubblici di questo paese con l'indicazione di una prospettiva, rispetto alla quotidianità della scuola, basata su certezze e sicurezze.
Il dato che a me pare più importante è che, finalmente, se questo testo della finanziaria sarà approvato, l'autonomia scolastica, da principio enunciato nella Carta costituzionale, diventerà un principio che si traduce in realtà operativa.

Fino ad oggi noi eravamo abituati a vedere assegnati poco più di 5.500-6.500 euro a ciascuna delle 10.356 scuole, , in base alle dimensioni degli istituti scolastici. Questa cifra, sostanzialmente, ad eccezione di quella riguardante i progetti e i fondi autonomi, era supervisionata da tre revisori dei conti, e il costo dei revisori dei conti era superiore, tra compensi e missioni, alla cifra di bilancio che dovevano controllare.

Noi, in questa finanziaria, proponiamo di ripartire tra le scuole poco meno di tre miliardi di euro. Questo significa affidare all'autonomia scolastica non solo responsabilità, ma anche capacità decisionale. Si parte dalle cose essenziali, quali la gestione in proprio dei servizi della scuola (ritengo che sia del tutto fuorviante dal termine dell'autonomia pensare che si debbano fare gare regionali o nazionali, a seconda dei livelli, per garantire, per esempio, il servizio di pulizia scolastica), passando poi a ciò che riguarda le supplenze brevi, gli incentivi non contrattualizzati dei docenti, la semplice gestione diretta degli esami di maturità o delle commissioni che all'interno della scuola lavorano. Ciò comporterà anche uno snellimento nelle procedure di bilancio, in cui si prevede soltanto un capitolo di entrata e un capitolo di uscita, nonché uno snellimento del collegio dei revisori. Ed è del tutto evidente che le somme, rese disponibili dal più efficace ed efficiente quotidiano agire della scuola, saranno reinvestite dalla stessa autonomia scolastica nell'ambito del proprio funzionamento.
Si avrà non soltanto una migliore razionalizzazione della spesa, ma indubbiamente anche una migliore funzionalità della scuola stessa. Infatti tutta una serie di attività volte all'elaborazione di progetti, aventi come finalità l'individuazione di risorse aggiuntive, potrà essere indirizzata in settori direttamente al servizio dello studente. Soprattutto, si avrà qualche preoccupazione in meno sul versante delle risorse.

Credo inoltre che vada evidenziata, oltre a questa manovra di bilancio, anche la costituzione dell'Agenzia nazionale a supporto dell'autonomia scolastica. Essa, tra l'altro, riordina le venti IRRE presenti a livello regionale. Queste sono sicuramente portatrici di storia e di tradizione, ma è del tutto evidente che la farraginosità di 20 consigli di amministrazione, di 20 presidenti, di 20 direttori generali, di 20 sedi e di 20 bilanci dai mille rivoli, non era compatibile con una efficace razionalizzazione. L'unica agenzia nazionale, che si articola in nuclei regionali di supporto all'autonomia scolastica (distintamente ubicati, ma funzionalmente collaboranti con gli uffici scolastici regionali), oltre ad una razionalizzazione logistica consente all'autonomia scolastica di far riferimento ad un supporto sia nell'attività di ricerca didattica e pedagogica, sia nell'attività documentale, sia infine nel sostegno dei rapporti con le autonomie locali.

Anche questa è una manovra che mette insieme la razionalizzazione della spesa con una maggiore efficacia ed incisività a supporto dell'iniziativa dell'autonomia scolastica. Dopo l'autonomia finanziaria (o perlomeno l'avvio di un'autonomia finanziaria seria) la scuola deve anche poter sperimentare la propria autonomia didattica e di ricerca.

Inserisco, all'interno del percorso dell'autonomia scolastica, anche le doppie modifiche che riguardano l'INVALSI. Credo che i due aspetti fondamentali riguardanti l'INVALSI siano: un incremento di competenze e il supporto alla valutazione dei dirigenti scolastici. Quest'ultimo supera le previsioni contrattuali - una valutazione connessa all'interno di una semplice lettura di dati, di esperienze e di fatti, fatta all'interno della scuola - affidando ad una campionatura e a una serie di standard scientifici la valutazione dei dirigenti scolastici, nonché prevedendo una valutazione di supporto esterno. Lo ritengo un passo in avanti significativo.

Anche per la scelta della nuova dirigenza dell'INVALSI - avendo tutti sostenuto, maggioranza e opposizione, l'importanza della qualificazione tecnico-scientifica di coloro che operano all'interno di una struttura a cui noi attribuiamo particolare significato per la rilevazione degli standard dei saperi e delle competenze dei nostri ragazzi - è stato importante stabilire l'individuazione del comitato di indirizzo e del PRESIDENTE tramite bando pubblico, selezione di curriculum scientifici e di competenze specifiche, a livello nazionale ed internazionale, con una ripartizione che sappia sposare le competenze presenti all'interno della scuola alle competenze esterne e possa consentire l'individuazione di una dirigenza dell'INVALSI il cui unico requisito sia quello delle capacità tecniche e professionali, e nessun altro.

Credo che questo possa essere posto a garanzia del sistema dell'istruzione pubblica italiana, nel suo complesso.

Quelli appena esposti, ritengo che siano i tre punti più significativi all'interno della vicenda dell'autonomia scolastica.

Sempre nell'ambito delle certezze, iscriverei altri tre provvedimenti, che enuncio rapidamente.

In primo luogo la realizzazione della più straordinaria assunzione a tempo indeterminato della storia della Repubblica, che riguarda i 150 mila precari storici della scuola e, contemporaneamente, i 20 mila ATA. Credo che essa rappresenti un contributo, in termini di stabilità del nostro sistema di istruzione, mai prima verificato. Inoltre, a partire dal 2010-2011, si andrà alla soppressione del sistema precarizzante della nostra scuola, cioè alla chiusura delle graduatorie permanenti. Ci si affiderà al meccanismo del concorso per titoli ed esami, dove ciascuno si porta dentro la propria professionalità ed i propri titoli di servizio, anche valutati e supervalutati, con tutte le garanzie per coloro che hanno lavorato; ma si tratterà di graduatorie che dureranno due anni, e non più di una sorta di ascensore in cui qualcuno possa pensare di salire, per poi arrivare comunque a destinazione, mettendo in gioco una sommatoria tra speranze e frustrazioni che non riesce a garantire le certezze di cui la scuola italiana ha bisogno.

Credo che, in questo contesto, sia di particolare significato anche la revisione del sistema dei master, dei corsi e degli aggiornamenti. Un processo di razionalizzazione nell'accreditamento dei soggetti cui è possibile accedere per formazione e aggiornamento deve essere, con saggezza, subordinato al l'interesse di colui che è in formazione e non agli interessi di coloro che formano. Credo che spesso si sia verificato, in questo campo, una relazione simile a quella che Lutero condannava a proposito delle indulgenze: è certo il lucro di chi vende le indulgenze e non è certa l'acquisizione del posto in paradiso. Credo che questa razionalizzazione sia un altro degli elementi fondamentali nel dare certezze.

Nel campo delle certezze iscriverei anche i provvedimenti per gli inidonei e per i soprannumerari, che rappresentano un numero di circa 10 mila docenti nella nostra scuola. Avere ipotizzato, partendo dalla pubblica istruzione, passaggi in organico diverso da quello di docenti (rinunciando a qualunque altra forma di accesso che non sia privilegiata per i soprannumerari riqualificati in varie forme o per gli inidonei) e pretendere la stessa cosa per la mobilità intercompartimentale e degli altri enti pubblici, credo che rappresenti un altro contributo a chi viveva con angoscia le proprie prospettive, e soprattutto introduca un elemento di chiarezza nel vero rapporto docenti-alunni, al quale venivano ascritti anche questi 10 mila docenti.

Nel campo delle certezze io iscriverei anche una serie di eliminazioni: dal doppio punteggio della montagna ad altre norme minimali, che tuttavia ripristinano un meccanismo di tranquillità e serenità che ci consentirà, poi, di riaffrontare il problema della montagna vera. Trovo qualche difficoltà a pensare che a Taormina sia applicato il doppio punteggio della montagna e, credo, questa possa essere una condivisione comune.

Un altro aspetto da citare è la revisione del concorso di selezione dei presidi, la cui norma mi sembra favorisca chiarezza e trasparenza e anche snellezza nelle procedure. Ci sono poi le questioni del concorso ordinario per presidi e per coloro che hanno superato le prove e la possibilità di accedere a formazione per il successivo biennio, in base alla liberalizzazione dei posti che risponde al criterio del mantenimento di procedure rapide, per evitare ulteriori reggenze che sarebbero deleterie per il sistema scolastico.

Nell'ambito delle certezze inserirei anche la politica sull'edilizia scolastica. Come vedete, si supera - dopo quarant'anni - il meccanismo della proroga della legge n. 626 e di tutte le norme che, a diverso titolo, erano pertinenti alla sicurezza scolastica, per passare a piani sottoscritti regione per regione. Nel collegato alla finanziaria arriverà anche la costituzione di quella che io, per comodità, chiamo agenzia per l'edilizia scolastica. In realtà si tratta di un tavolo dove ministero, regioni ed autonomie locali approvano i fondi triennali a disposizione per la messa in sicurezza delle scuole. Con l'approvazione di questo progetto - tripartito nel finanziamento: stessa cifra per regione, ministero e autonomie locali - parte il processo di messa a norma delle scuole e scatta la proroga per il triennio. Così non dovremo più prendere atto di proroghe concesse senza nessuna messa a norma delle scuole nel nostro paese.

Altro tema particolarmente rilevante riguarda l'obbligo di istruzione. Ciò che è previsto all'interno della finanziaria credo sposi la necessaria capacità di ampliare la consapevolezza dello studente nelle scelte definitive che lo riguardano (spostando l'obbligo da 14 a 16 anni) con un percorso di ampliamento delle offerte di istruzione, che consentano al ragazzo di poter acquisire e trovare un appeal rispondente ai propri stili cognitivi. Ciò dovrebbe favorire la riduzione dell'indice di dispersione scolastica che, nei primi due anni, ammonta, nelle nostre scuole medie superiori, più o meno al 25 per cento.

Ciò comporta anche l'innalzamento del lavoro contrattualizzato a 16 anni. Dati i casi di morti sul lavoro a 15 anni di età, per meno di 2 euro al giorno, che abbiamo visto accadere nel nostro territorio, ritengo che tale innalzamento rientri in un'espressione di civiltà sufficientemente condivisa. Non si tratta di un generico diritto-dovere, ma di un obbligo a non contrattualizzare il lavoro, permanendo l'obbligo di formazione prevalente dai 16 ai 18 anni.

Questo contesto si porta dietro anche un'innovazione sui libri di testo, che ritengo significativa. Si tratta dell'estensione ai due anni di scuola media superiore delle stesse previdenze che vengono previste per il triennio di scuola media inferiore, con le stesse procedure e con gli stessi limiti di reddito, nonché della determinazione del tetto di spesa per il triennio successivo.
L'innovazione principale, io ritengo, è quella di consentire alle singole autonomie scolastiche, alla rete di autonomie scolastiche e all'associazione dei genitori l'acquisto diretto dei libri, nonché la gestione delle operazioni conseguenti di noleggio per favorire e superare il discrimine del costo dei libri di testo, rispetto all'accesso all'istruzione.

Altro elemento di rilievo è l'apertura delle scuole pomeridiane, prevedendo un plafond che copra i mantenimenti delle spese correnti e affidi all'autonomia scolastica l'integrazione con le realtà territoriali e le autonomie locali, in un processo che, anche questo, favorisca il recupero e il reinserimento e il ritrovato appeal tra la scuola e gli studenti.

Ancora: la sperimentazione delle «classi primavera» rappresenta, a mio avviso, una risposta che sposa le disponibilità di strutture e sedi da parte dei comuni, ove esistano, e la qualificazione e l'aggiornamento del personale rispetto alla realtà di posti disponibili nell'organico e volutamente destinati ad una specifica formazione per il periodo di vita tra i due e i tre anni.
Sul versante della razionalizzazione, l'innalzamento dello 0,4 per cento del rapporto tra docente e classi va considerato come un'ipotesi volta al raggiungimento dell'obiettivo medio europeo. Esso consente la possibilità di arrivare ad uno standard condiviso mediante un processo graduale, realizzato scuola per scuola, comune per comune, provincia per provincia. In queste realtà, diciamoci la verità, a norme invariate, il rapporto docente-alunni e alunni-classi incontrerebbe una razionalizzazione basata su una qualche interpretazione estensiva della norma e una qualche scorciatoia che potrebbe essere evitata.

Va tenuto presente, comunque, che questa razionalizzazione va iscritta nell'ambito dell'innalzamento dell'obbligo, e quindi occorre osservare anche gli effetti che produce.

Rispetto alle ripetenze, problema che ha sollevato attenzione, nonché un cospicuo e interessante dibattito (al di là delle battute che sono state fatte), credo che non sfugga a coloro che hanno un'attitudine ed una volontà di leggere la composizione delle nostre classi (soprattutto le classi della scuola media superiore e parte delle scuole medie inferiori), che la permanenza persistente e pervicace di ripetenti all'interno delle classi rischia, alcune volte, di essere funzionale al mantenimento della classe e non funzionale alla centralità dei bisogni dello studente.

Ipotizzare percorsi che consentano il riorientamento - al posto della persistente ripetenza - rientra negli obblighi del sistema di istruzione e nella capacità di consentire al ragazzo di avere l'approdo più consono ai propri stili cognitivi.

Anche il riordino degli istituti professionali di Stato, dalle 40 ore alle 34 ore, va letto in un processo di adeguamento ai bisogni d'istruzione dei ragazzi e alla prevalenza europea nel settore. Va anche rilevato, su questo, la riproposizione degli insegnanti di lingua inglese, norma precedentemente approvata e poi bloccata dalla finanziaria dopo l'approvazione per lo storno dei fondi da parte del Ministero del tesoro del precedente Governo. Si tratta di una norma già prevista, che va semplicemente applicata.

Va ricordata anche la politica sui diversamente abili, che vede il tendenziale superamento del rapporto di 1 a 138. La messa in rete dell'anagrafe dei diversamente abili già integrati nelle scuole di ogni ordine e grado e dei diversamente abili certificati dalle aziende sanitarie locali ci può, in un biennio, consentire di raggiungere un rapporto tra insegnanti di sostegno e i diversamente abili non basato sulla predittività statistica scientificamente rilevante, bensì sul numero certo degli aventi diritto, che hanno la necessità di avere una risposta precisa e dettagliata da parte del sistema di istruzione italiano.
Mi piace sottolineare due ultimi aspetti.

Il primo riguarda l'istituzionalizzazione dell'ordinamento degli istituti tecnici superiori, quindi dell'altra gamba di formazione superiore - quella di tipo non universitario - in raccordo tra il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Questo mi sembra possa costituire non soltanto una funzione di qualificazione della formazione post-secondaria, ma soprattutto un raccordo stretto con i bisogni del sistema-paese nel campo della produzione e dello sviluppo.

Il secondo aspetto è la realizzazione dei centri provinciali di istruzione permanente degli adulti che rappresentano con temporaneamente un elemento di razionalizzazione del sistema, ma soprattutto di potenziamento di quest'ultimo. Tutti abbiamo letto i dati OCSE e sappiamo come la scuola non sia un ascensore sociale. Essa, tra l'altro, non ha funzionato come tale soprattutto nel periodo tra il 2000 e il 2005, con un ampliamento della forbice tra chi più ha e chi meno ha. Il superamento di questa eredità passa anche dalla capacità far capire all'adulto che non esiste solo un tempo in cui ci si istruisce e ci si forma, per poi vivere di rendita, ma che, invece, l'istruzione è continua e permanente e che anche l'istruzione della famiglia diventa uno degli elementi di sostegno alle risposte e ai bisogni di istruzione dei ragazzi. In questo senso vanno l'individuazione e la realizzazione dei centri di istruzione permanente.

Credo di avere illustrato i punti principali contenuti nella manovra finanziaria dove, tra l'altro, abbiamo anche ripristinato i fondi tagliati dal Governo Berlusconi alle scuole materne paritarie del nostro paese, così da evitare di mettere in discussione, dal 1o gennaio 2007, il diritto alla scuola dell'infanzia per il 48 per cento dei ragazzi sul territorio nazionale. Segnalo anche un incremento di oltre 300 milioni di euro, in risorse aggiuntive, per la realizzazione della parte propositiva della finanziaria. Sicuramente questi soldi non sono la risoluzione di tutti i problemi, ma rappresentano un impiego di risorse che, considerata l'entità della finanziaria che il Governo ha dovuto prevedere per la ricostituzione di una credibilità internazionale del paese, dimostra sicuramente un'attenzione all'istruzione ben diversa da quella che avevamo paventato all'inizio del dibattito sulla finanziaria.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro. Do ora la parola ai colleghi deputati che intendano formulare domande o chiedere ulteriori chiarimenti. Ricordo che il tempo per gli interventi è di 5 minuti.

 

VALENTINA APREA. Intervengo sull'ordine dei lavori. Ringrazio come lei il ministro, ma vorrei capire se poi egli tornerà nel corso del dibattito che faremo sulla finanziaria. Mi pare di capire che questa audizione sia «fuori sacco», quindi sicuramente è un fatto positivo, però, i tempi limitati e l'improvvisazione ci pongono (quantomeno, noi dell'opposizione) in una condizione di disagio. Pertanto, ci auguriamo che la presidenza possa poi richiedere al ministro la sua presenza quando saremo nella fase di discussione della finanziaria.

 

PRESIDENTE. Sulla questione dell'esame della finanziaria l'ufficio di presidenza ha stabilito i tempi più larghi e congrui, per una discussione in cui i rappresentanti del Governo di tutti i ministeri interessati alla parte del disegno di legge di competenza di questa Commissione saranno sicuramente presenti. Questo è un di più rispetto all'esame che inizierà domani con la relazione della collega Sasso.

 

VALENTINA APREA. Infatti volevo solo evidenziare il punto. Sarò brevissima, ma non possiamo condividere il suo entusiasmo e soprattutto la sua soddisfazione, ministro. Noi vediamo e leggiamo scarsi investimenti, soprattutto se riferiti alle promesse fatte dal PRESIDENTE Prodi in campagna elettorale.

Peraltro anche Epifani oggi su la Repubblica mi viene incontro dicendo che forse dovremmo investire nella scuola le risorse del TFR destinate all'INPS. Si è visto che l'obiettivo del PRESIDENTE Prodi, forse, era un altro (cuneo fiscale, Telecom e altro), ma questo avremo modo di vederlo. Comunque sia, per la scuola abbiamo visto ben poco, a parte numerosi interventi di totalitarismo istituzionale: ritorno a vincoli e ad omologazioni di natura ordinamentale, soppressione di enti di ricerca a favore di un nuovo ed inquietante neocentralismo. E meno male che avevate detto di essere quelli del dialogo, che avreste dovuto ascoltare la scuola e tutte le strutture che con la scuola lavorano!

Noi leggiamo un'asfissia istituzionale, un modo peggiorativo del funzionamento delle classi e delle scuole e, soprattutto vediamo numerose deleghe in bianco al ministro per attuare una controriforma in solitudine, senza passare dal Parlamento. Ministro, ne abbiamo contate nove! Lei reintroduce una nuova tecnica di produzione normativa, cosa veramente grave. Vi è, praticamente, una delega in bianco e sono molte le disposizioni che non prevedono una delega legislativa, con conseguente fissazione di criteri direttivi, da attuare mediante decreti legislativi. Ricordo tutta l'opposizione fatta alla legge delega sulla riforma degli ordinamenti, mentre oggi viene rilasciata al ministro una delega in bianco, tutta interna al comparto, priva di criteri direttivi precisi definiti e discussi in sede parlamentare, aperta al concerto con altri ministri, ma soprattutto aperta alla diretta concertazione sindacale, sempre superando a piè pari le difficoltà che si possono incontrare nel corso di un dibattito parlamentare.

Le abbiamo contate, sono nove. All'articolo 65 del disegno di legge finanziaria per il 2007 c'è la prima delega in bianco, il nuovo fondo per la scuola. Potrebbe anche essere una cosa positiva far confluire i flussi di bilancio direttamente alle scuole, ma in realtà su questa decisione grava l'incognita della delega totalmente in bianco, conferita al ministro, per la fissazione dei criteri e dei parametri. Sia comunque chiaro che non si tratta né di nuovi investimenti, né di nuove possibilità per le scuole di sviluppare quell'autonomia a lei tanto cara. Si tratta semplicemente di un'accelerazione di procedure amministrativo-contabili per far arrivare i primi finanziamenti alle scuole, per la pulizia - compreso il pagamento della TARSU - e le supplenze, quindi il funzionamento.

All'articolo 66 «Interventi per il rilancio della scuola pubblica» sono previsti veri e propri tagli. Il comma 14 prevede l'aumento di alunni nelle classi, la riduzione degli insegnanti di sostegno, degli insegnanti di inglese, delle supplenze, monitoraggi e controlli amministrativi. Asfissia istituzionale, altro che autonomia!

Per quanto riguarda i commissariamenti, assistiamo ad un gigantesco spoil system, altro che quello che ha fatto il centrodestra aspettando che scadessero le varie nomine nei vari enti! Soppressione di enti regionali e nazionali - sull'INVALSI poi faremo un confronto più preciso - senza preventiva valutazione dei risultati. Quando dieci anni fa il primo Governo Prodi - qui non ci sono deputati che erano presenti...

 

ANTONIO RUSCONI. Volpini!

 

VALENTINA APREA. Sì, Volpini forse lo ricorderà. Il Governo Prodi, con l'articolo 21 della legge n. 59 (Bassanini), propose la creazione di questi nuovi enti dalle ceneri dell'IRRSAE, della BDP e del CEDE, mentre noi di Forza Italia dicemmo che questi enti andavano chiusi, che erano dei carrozzoni. Si sono voluti creare gli IRRE dalle leggi Bassanini e oggi ci venite a dire che avete sbagliato, che avete speso soldi inutili, che avete tenuto istituti di ricerca aperti per nulla e adesso li chiudete. Quindi, caro ministro, è la sua stessa maggioranza che dieci anni fa ha creato degli enti inutili.

Per non parlare poi della creazione dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia. Questo è un ossimoro nel vero senso della parola: dovrebbe aiutare l'autonomia, ma centralizza. Poi andremo a vedere nel merito tutte le cose che non ci convincono. Soprattutto, non ci convince l'assunzione di 150 mila docenti, se subordinata al parere del Ministero dell'economia e delle finanze e con la mela avvelenata della soppressione delle graduatorie permanenti. Non abbiamo mai condiviso il sistema delle graduatorie permanenti, preferendo un altro tipo di formazione, ma non possiamo neanche tollerare che la sinistra calpesti i diritti che essa stessa ha fatto acquisire a migliaia di docenti, per non parlare poi della confusione istituzionale.

All'articolo 66 contiamo quattro deleghe in bianco (lettere a), b), c), f)) per non parlare della clausola di salvaguardia che indica semplicemente dei tagli (andremo nel dettaglio). Nelle nostre finanziarie si prevedeva il reinvestimento dei risparmi ottenuti con gli interventi di riqualificazione, mentre qui si riduce semplicemente, tanto che il saldo è fortemente negativo con riferimento alle somme dall'articolo 67, con il quale si minaccia di ridurre i finanziamenti del bilancio dell'istruzione, se non dovessero venire effettuati quei risparmi.

L'articolo 68 è il più devastante. Con il cacciavite si possono sabotare meccanismi ed è quello che voi state facendo, rispetto alla riforma organica del centrodestra. Non prevedendo neanche abrogazioni, prima chiedete di sospendere l'entrata in vigore e poi andate a modificare pezzi interi. Anche qui contiamo almeno quattro deleghe in bianco.

 

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Aprea.

 

VALENTINA APREA. Chiudo con queste considerazioni finali, rinviando poi al dibattito. Ministro, deve agire entro il 2007, perché il Dicastero dell' economia e della finanze ha detto che lei deve compiere queste cose entro quella data.

La sinistra al potere gioca a smontare pezzi di Stato anche quando sono frutto delle proprie costruzioni istituzionali. Con questa finanziaria, rispetto al primo Governo Prodi, ha smontato il decreto del PRESIDENTE della Repubblica n. 399 che aveva istituito il MIUR, l'articolo 21, comma 10, della legge n. 59 che aveva riformato BDP, CEDE e IRSAE, la legge n. 124 del 1999 istitutiva delle graduatorie permanenti.

 

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma dobbiamo lasciare il tempo anche gli altri colleghi.

 

VALENTINA APREA. Stavo finendo. Ha smantellato la legge del concorso per i dirigenti e, per la parte degli istituti, il Titolo V della Costituzione. Quindi, un passo indietro rispetto non solo al Governo Berlusconi, ma rispetto al primo Governo Prodi: distruggete le leggi Bassanini e riportate la scuola indietro.

 

DOMENICO VOLPINI. Ringrazio il ministro per la sua sintetica esposizione che mi è sembrata molto efficace. Chiedo innanzitutto alla collega Aprea perché si meraviglia tanto del fatto che, dopo una sperimentazione di dieci anni di determinate procedure, si passi ad una loro revisione. Questa mi sembra invece una grande saggezza. Il problema è che voialtri avete fatto l'opera più grande di accentramento che si è verificata in Italia in questi ultimi cinque anni, in tutti i settori. Sono molto soddisfatto di come il ministro ci ha detto di voler potenziare l'autonomia scolastica. È uno dei cardini della riforma che noi abbiamo fatto e bisogna portarla a compimento. Mi sembra che la linea tracciata sia buona e possa portare a dei buoni risultati.

Vorrei pregare il vicePRESIDENTE Sasso di accogliere una mia proposta. Vorrei soffermarmi sul tema dell'autonomia scolastica e delle spese di funzionamento degli istituti. Quando sono andato in giro per il nostro collegio, mi sono trovato di fronte alla situazione veramente disastrosa di alcuni edifici scolastici (si trattava di piccole cose): il vetro rotto, i fili elettrici scoperti nel bagno, la lampadina che non funzionava, il giardino che era diventato un bosco. Alla domanda che io rivolgevo al dirigente scolastico e alle famiglie «perché non intervenite con il padre di uno dei ragazzi, - ovviamente da elettricista professionista che conosce il mestiere - che può intervenire e cambiare la lampadina? perché non tagliate l'erba da soli?», mi è stato risposto che non è possibile farlo per legge.

Allora la proposta che io vorrei fare, che cambierebbe abbastanza l'aspetto di certe nostre scuole, è di dare la possibilità ai genitori e agli insegnanti di costituire, nell'ambito dell'autonomia, delle associazioni di volontariato puro per quelle che sono le piccole opere di manutenzione degli edifici, in modo tale che possano intervenire, possano pagare la propria assicurazione e poi intervenire con le professionalità che hanno per queste piccolissime cose. Faccio notare che la cooperativa che ha l'appalto per tagliare l'erba del giardino, riesce sì e no ad intervenire ogni 2-3 mesi. Abbiamo visto un bellissimo esempio, secondo me fuorilegge, dei genitori e degli insegnanti di quella scuola materna romana che hanno ripitturato le classi e sistemato le cose, ed è stato un intervento ottimo. Allora, perché non dare maggiore spazio a questo livello alle associazioni di volontariato interne alla scuola?

Un'altra cosa che vorrei far notare è che tutto quello che il ministro ha detto nella sua esposizione risponde agli obiettivi che il programma dell'Unione si era posto. Mi sembra che, se li realizzeremo tutti, faremo una grande cosa.

Vorrei dire un grazie anche al ministro Fioroni per come ha saputo difendere la scuola all'interno del Consiglio dei ministri nell'ambito di questa finanziaria. Pochi hanno notato che la scuola non deve restituire il 20 per cento del proprio bilancio, mentre le università lo debbono fare. Allora, rivolgo un grazie e un plauso al ministro Fioroni e inviterei il ministro Mussi a darsi da fare, perché è un'indecenza che le università debbano restituire il 20 per cento del loro bilancio - penso che dovremmo un po' mobilitarci - soprattutto dei fondi che raccolgono autonomamente dalle tasse degli studenti e dai contributi dei progetti che svolgono. Si tratta davvero di una rapina, assolutamente inaccettabile.

Grazie, ministro Fioroni e buon lavoro.

 

GUGLIELMO ROSITANI. PRESIDENTE, non faccio allarmismo, perché non è mio costume. Ritengo di essere un parlamentare che si comporta seriamente. Ho ascoltato la relazione del ministro e ho notato che non c'è più quell'entusiasmo della prima relazione che ci aveva fatto, in cui aveva programmato e decantato soluzioni che, a mio parere, già allora sembravano irraggiungibili e impossibili. Ahimè, per esigenze oggettive, non certo per la volontà del ministro, quegli obiettivi oggi non solo non vengono raggiunti, ma addirittura, in qualche caso, sono anche dimenticati. Non faccio un discorso di natura generale, né contesto, non essendo questa l'occasione, l'impostazione della finanziaria per quanto riguarda la scuola. Rivolgo solo qualche domanda di chiarimento al ministro.

Ministro, cosa significa l'assunzione di 150 mila docenti in tre anni, subordinando la conclusione effettiva dell'assunzione al parere del ministro dell'economia e delle finanze e di altri ministeri? Se mi posso permettere di fare una deduzione, ciò significa che per quanto riguarda le indicazioni in bilancio e nella finanziaria delle cifre occorrenti per poter raggiungere questo obiettivo, per il momento si tratta solo di indicazioni finte o comunque, sicuramente, non certe.

Sono inoltre sicuro che non le sarà sfuggito il fatto che quando pone il limite della graduatoria al 2010-2011 e passa nella seconda fase all'utilizzo del 50 per cento della graduatoria, lei non affronta il problema di come quella graduatoria sarà esaurita. Posso anche accettare il criterio, ma i professori che non saranno inclusi fra quei 150 mila, qualora si dovesse verificare il miracolo, che fine faranno?

Altra domanda a proposito delle assunzioni riguarda le 20 mila assunzioni ATA. Sappiamo che attualmente sono 90 mila i precari. Lei giustamente dice che ne assumiamo 20 mila. Domanda: che fine faranno gli altri 70 mila? Le faccio notare che nella finanziaria non ci sono indicazione di volontà politica per risolvere questo problema.

A proposito del suo entusiasmo, onorevole ministro, con tutto il rispetto e la stima che le dobbiamo: nel proporre un aumento degli stipendi del personale docente di 15 euro, o al massimo di 45 euro in più al mese, bisogna che questo Governo di centrosinistra - che si riempie la bocca di socialità - ci dica come può un professore risolvere i suoi problemi con un aumento di questo tipo. Avrei facile possibilità di fare polemica, dicendo che il Governo di centrodestra ha fatto aumenti di 274 euro e cose simili. Non mi sorprende nulla, per carità: è il gioco delle parti, siamo vecchi di questo mestiere - lo chiamo così, volgarmente - ma pongo il problema al ministro.

Volpini le ha fatto i complimenti perché ha saputo difendere almeno il minimo. Da quello che leggevamo sui giornali la scuola era stata dimenticata dal Governo di centrosinistra. Lei si è impuntato ed è stato più fortunato dell'onorevole Mussi: in qualche modo, lei qualcosa ha ottenuto, mentre Mussi ha preso solo schiaffi nel «musso», non altro. La domanda, in sostanza, riguarda questo aumento estremamente modesto.

Un'altra domanda che voglio porle, senz'altro polemica, ma cortese e corretta, è la seguente. Si ricorda che nella relazione di presentazione del suo ministero ha parlato di edilizia scolastica come se il Governo di centrodestra non avesse fatto assolutamente niente. Lei oggi si presenta, in ottemperanza ai suoi desideri espressi in quella relazione, che io ho fermamente criticato, con 50 milioni di euro nel 2007 e 100 milioni nel 2008, laddove il Governo di centrodestra aveva addirittura negli ultimi due anni stanziato 631 milioni per l'edilizia scolastica.

Altra domanda: condivido la critica dell'onorevole Aprea che lo Stato in questo caso è decisamente molto presente. Non voglio vederlo come uno scandalo, o come una sorta di scelta statalista, ma, a proposito dell'attivazione presso gli uffici scolastici provinciali di attività di monitoraggio delle assenze dei professori, lei fa riferimento a un monitoraggio che deve consentire di fare un calcolo medio nazionale. Non le è venuto il dubbio che questa strada, che lei vuole seguire, fa riferimento a parametri assolutamente variabili, per cui si ottiene un risultato assolutamente non realistico? A mio parere, dovrebbe cambiare metodo, perché in questo modo lei fa un calcolo matematico senza arrivare alla realtà. Come si fa a monitorare la malattia del professore, l'assenza per motivi di famiglia, e ad arrivare a una media nazionale che possa valere per tutte le scuole e tutti i territori nazionali?

Lei ha voluto toccare il discorso delle ripetenze. Anche in questo caso, ministro, i giornalisti non hanno voluto fare dell'ironia, ma, pur essendo vero ciò che lei dice, non può utilizzare armi di questo tipo per evitare che un ripetente si iscriva per garantire la permanenza della classe. Questo caso rappresenta l'1, il 2, il 3 per cento, non si può generalizzare una cosa di questo genere. La pregherei di rivedere questo criterio, altrimenti consentirà ai giornalisti e ai colleghi dell'opposizione, e non solo, di fare dell'ironia.

L'ultima domanda, signor ministro, è specifica. Ne avrei ancora tante da fare, ma avremo modo per parlarne ancora. A proposito dei dirigenti, giustamente lei fa riferimento all'articolo 67. Dato che presenterò un emendamento, volevo conoscere il suo parere. Noi riteniamo che portare la possibilità della formazione fino al 2008-2009 non sia sufficiente per includere i 1.200 in attesa di essere utilizzati. Sarebbe d'accordo a portare questo periodo di disponibilità al periodo 2009-2010?

 

VITO LI CAUSI. Grazie ministro Fioroni per la sua efficace e scorrevole esposizione. Ritengo che lei in breve ci abbia fornito sicurezza e entusiasmo per la scuola dei prossimi anni. Mi pare che sia stato anche molto preciso sul tema dell'autonomia scolastica, sempre se riusciremo a dare i giusti presupposti e le prerogative ai dirigenti scolastici, affinché possano attuarla.

Noi apprezziamo la sburocratizzazione di varie problematiche, dalle più piccole alle più grandi; da quella che è, per esempio, la pulizia delle scuole, a quelle che sono le commissioni di esame di stato, passando per la gestione e la sicurezza degli edifici (ovviamente sempre per le piccole cose). Mi pare che precedentemente questo sia già stato segnalato: si tratta quindi trovare, nell'ambito dell'autonomia, qualcosa che possa dare di più e possa fare di meglio.

Apprezziamo anche la politica che cancellerà la precarietà nella scuola. Nell'arco di 3-4 anni, quindi a medio termine, anzi a breve-medio termine, si riuscirà a cancellare la precarietà, e io ritengo che questo sia un programma molto serio, che dà tranquillità e serenità.

Idem per quanto riguarda il supporto dall'esterno alla valutazione dei dirigenti scolastici. Dall'intervento che mi ha preceduto ho potuto capire che tanti dirigenti scolastici - anche del futuro, non solo quelli attuali - aspettano certezze attraverso tutti i vari concorsi in itinere (il concorso del 2002, del 2004, del 2005). Si tratta di docenti che hanno ormai la loro età, e che hanno superato le loro prove. Sarebbe utile dare certezza anche a loro, come d'altronde la si vuole dare ai non idonei e ai soprannumerari.

Penso poi che siano giuste la cancellazione dei master, la cancellazione dei corsi, la cancellazione dei doppi punteggi, e che venga ripristinato un criterio migliore.

Poi il suo fiore all'occhiello, ministro Fioroni, è quello della politica sui diversamente abili. Noi sfidiamo non solo l'Europa, ma il mondo intero, dal punto di vista scolastico per quello che lei sta portando avanti e che noi apprezziamo in maniera particolare. Se riusciamo ad assegnare un numero di docenti preparati e qualificati al sostegno dei diversamente abili con un rapporto basato su un numero di diversamente abili ben preciso all'attenzione del ministero, così da dare in maniera equa questo sostegno, penso che si realizzi qualcosa di eccezionalmente importante.

Quindi la ringrazio per quello che sta facendo e per quello che farà, non solo a nome e per conto mio, ma anche a nome per conto dei Popolari-Udeur.

 

PRESIDENTE. Pregherei di contenere ulteriormente gli interventi per dare la possibilità a chi ha chiesto di parlare.

Dobbiamo dare la parola al ministro tra 10 minuti, se vogliamo che sia nelle condizioni di dare qualche risposta, poi il confronto proseguirà domani in Commissione.

 

ALBA SASSO. Molto velocemente. Anch'io devo ringraziare il ministro Fioroni per essersi battuto in Consiglio dei ministri per permettere alla scuola di avere finanziamenti e soprattutto interventi che vanno nel senso indicato nel nostro programma: una scuola di inclusione, una scuola che sia strumento di coesione sociale.

Le critiche che io ho sentito dall'opposizione forse possono essere, in parte, condivisibili. Certo, rispetto a quello che il Governo ha trovato nei conti pubblici e nei vari ministeri, io credo che si siano fatti miracoli.

Sugli interventi di rilancio della scuola pubblica, voglio dire subito che l'articolo 65 del disegno di legge finanziaria per il 2007 è, finalmente, una norma che dà fiducia alle scuole. Quando noi parliamo di autonomia, di che cosa parliamo se non diamo alle scuole gli strumenti per gestire, per vivere... (Commenti del deputato Aprea). Certo, onorevole Aprea, quello è uno strumento piccolo, ma che abitua le scuole a gestire l'autonomia. Vedremo. Il ministro scommette sulla scuola e sugli insegnanti, altri ministri non lo hanno fatto.

La questione che è stata posta all'articolo 66: sulla revisione, a decorrere dall'anno 2007, dei criteri e parametri per le formazioni delle classi, visto che questo aspetto è affidato ad un successivo regolamento, mi permetto di dare qualche suggerimento. Piuttosto che procedere verso una norma uguale per tutti, occorre colpire gli sprechi, laddove essi sussistono.
Faccio un esempio: il doppio organico nella scuola dell'infanzia, in orario tutto antimeridiano. È uno spreco: o la scuola dell'infanzia dispone il suo orario su tutto il tempo, antimeridiano e postmeridiano, oppure il doppio organico non ha alcuna giustificazione (Commenti del deputato Aprea). Onorevole Aprea, capisco che lei è affezionata alla scuola, ci mette una passione che tutti le riconosciamo, ma non per questo può fare il coro a tutti, la prego...

 

GUGLIELMO ROSITANI. Non ho capito cosa...

 

VALENTINA APREA. Una pazzia!

 

ALBA SASSO. Ho fatto un esempio: l'abolizione del doppio organico nella scuola dell'infanzia in orario tutto antimeridiano. Questa è una proposta, poi, ovviamente, deciderà il ministro con il suo regolamento. Insomma, occorre andare a colpire gli sprechi veri altrimenti, con un criterio puramente matematico, si finisce per aggravare solo la situazione delle classi già numerose.

Io propongo lo stralcio di quell'ultimo periodo del punto a) del comma 1, perché può suscitare a delle ironie, come è stato detto sui giornali. Anch'io sono convinta che bocciare non è una cosa sempre positiva: si possono fermare i ragazzi, aiutarli ad andare avanti, ma bocciare, come purtroppo qualche volta avviene, solo per mantenere l'organico, sicuramente non è opportuno.

Ma vado velocemente alle due questioni che voglio segnalare.

La questione del piano di assunzione dei precari. Io credo che questa sia una cosa molto importante, che recepisce tra l'altro la risoluzione che la VII Commissione ha predisposto lo scorso luglio. Qui c'è un problema, e io credo che il ministro dovrà tranquillizzare i tanti precari che esprimono agitazione sull'eliminazione delle graduatorie permanenti. Una delle prime misure, a mio modo di vedere, è consolidare l'organico di diritto.

Su questo terreno c'è la situazione degli insegnanti di sostegno, che non è vero che diminuiscono. Si è tolto quel rapporto di 1 a 138, si è detto che gli insegnanti di sostegno sono quelli che servono alla scuola, là dove ci sono veramente bambini diversamente abili e quindi con una certificazione o con un controllo; però, ministro, l'organico di diritto degli insegnanti di sostegno è, quest'anno, in presenza di 161 mila bambini e ragazzi. Questo è un problema da studiare anche per le immissioni in ruolo.

L'ultima questione volevo porla, molto velocemente, sulla faccenda dei dirigenti scolastici: credo che la norma di quel concorso sia stata sbagliata.

 

VALENTINA APREA. Fatta dalla sinistra!

 

ALBA SASSO. Onorevole Aprea, a me non interessa mettere le medaglie a destra o a sinistra. Poi, il bando demenziale non è stato fatto dalla sinistra...

 

PRESIDENTE. Queste interruzioni vanno a ridurre il tempo a disposizione.

 

ALBA SASSO. Quindi, rispetto a quella faccenda, noi abbiamo vincitori del concorso che, per la restrizione del corso di formazione, non sono entrati in tale corso.

La finanziaria fa un passaggio decisivo importantissimo. Per coloro che ormai si chiamano i «quattordicisti» (perché rientrano nel comma 14), l'onorevole Rositani poneva un problema, ma io ne pongo un altro: visto che si è deciso che per i quattordicisti si fa il corso di formazione, lo si faccia partire il prima possibile, magari entro l'anno 2007 o entro la conclusione dell'anno scolastico, per evitare che si crei un'ulteriore fibrillazione.

Mi fermo qui perché ho già abusato del tempo a mia disposizione.

 

ANTONIO RUSCONI. Molto brevemente una considerazione che mi rallegra: sentire Rositani e la Aprea che difendono le esigenze dei precari dopo quello che è successo con la legge n. 143 e il centrosinistra che manteneva il numero legale, per me è un motivo di soddisfazione. Finalmente quello che dicevamo noi da anni, lo dicono anche loro, peccato che non l'abbiano fatto! La seconda osservazione: si dice che il ministro decida in solitudine. Io ricordo la convention del dicembre 2001 quando, da un improbabile pertugio, uscì la proposta illuminata - fatta da una schiera di illuminati, scelti non so come dal professor Bertagna - senza che la Commissione VII fosse informata, mentre mi sembra che ne avesse il diritto.
Il ministro, insieme al ministro Mussi, la settimana scorsa ha incontrato circa 600, tra docenti, rettori universitari e personale precario, ha fatto parlare tutti, ha ascoltato tutti; mi sembrerebbe un modo più condiviso, forse un po' populista ma più democratico, di affrontare il confronto col mondo della scuola.

Vorrei anche che fosse ricordato quale era la situazione del debito pubblico rispetto al PIL nel 2001 e qual è la situazione nel 2006 alla fine del Governo Berlusconi.

Detto questo, mi sembra che, al di là delle polemiche, sia opportuno dire: serietà nella razionalizzazione; se bisogna rientrare rispetto al debito pubblico, ogni settore deve fare la sua parte e quindi nessuno si deve sottrarre.

Secondo: il tema fondamentale dell'autonomia scolastica, che era stato abbandonato.

Terzo: finalmente si dicono parole certe. Obbligo scolastico a 16 anni, entrata nel lavoro a 16 anni. Dopo che per anni ci

siamo rincorsi a dire che avremmo portato a 18 anni il diritto-dovere - ma intanto c'erano tantissimi quindicenni che potevano normalmente andare a lavorare - questa ambiguità viene risolta, mi sembra, con una proposta che può essere condivisa o meno, ma è chiara. Tutti ci riempivamo la bocca, nei convegni, di diritti-doveri fino a 18 anni e poi avevamo quindicenni delle borgate di Roma o di Napoli che andavano a lavorare.

Mi interessa molto come è stato fatto questo discorso dell'obbligo scolastico a 16 anni e quindi pongo delle domande. Come si colloca l'idea di percorsi scolastici, per tutelare l'inserimento dei lavoratori disabili (questo è un problema enorme) e ridurre la dispersione scolastica, rispetto alla collaborazione con le regioni, rispetto ai corsi triennali esistenti (quindi, questo obbligo scolastico non sarebbe terminale)? Inoltre, come sarà possibile, rispetto alla riforma Moratti che faceva finire la formazione professionale in serie B, un adeguamento ad un eventuale quinquennio? In altre parole, come considerare l'idea del polo formativo?

Finisco con una battuta: molto bene quello che è stato fatto per le scuole materne e paritarie, io mi auguro che il ministro riesca anche ad evitare il ritardo negli accreditamenti che era arrivato a un anno e mezzo, come l'onorevole Aprea sa bene, avendo lei risposto ad una mia interrogazione urgente a tale proposito. Grazie.

 

PRESIDENTE. Era iscritto a parlare il collega Tessitore, ma ha chiesto la parola il deputato Bono. Vi chiedo un po' di collaborazione perché se vi iscrivete tardi mettete in difficoltà il PRESIDENTE. Alle 11 il ministro, lo sapevamo, deve andare via e noi dobbiamo essere in Commissione al Senato. Per cui, chiedo veramente interventi telegrafici. Domani inizierà il confronto. Non più di un minuto, mi spiace per i deputati iscritti a parlare.

 

NICOLA BONO. PRESIDENTE, io le faccio notare che, come avevo sempre sostenuto, il martedì mattina per i siciliani è impossibile arrivare prima delle 10,15. Io non ho potuto neanche ascoltare la relazione del ministro, ciononostante non mi sono opposto. Se non mi deve neanche fare intervenire, me lo dica, così ci organizziamo in teleconferenza!

 

PRESIDENTE. Le ho dato la parola prima, proprio per rispetto nei confronti dell'opposizione.

 

NICOLA BONO. Non avevo intenzione di fare nessun lungo intervento, anche perché l'onorevole Rositani ha posto tutta una serie di problematiche politiche.

Volevo fare solo una domanda. Nella intervista che ha rilasciato, signor ministro, per presentare la finanziaria, è emerso che sono stati totalizzati circa un miliardo di euro di risparmi, di tagli, di cui 400 milioni di euro sul 2007. Pertanto tutti i complimenti che le sono arrivati stamattina in ordine al fatto che lei è riuscito ad evitare danni al ministero sono del tutto fuori luogo, perché noi non abbiamo recuperato neanche i 400 milioni di euro di risparmi, ma appena 370.

Ma la mia domanda è: su che cosa hanno inciso i 400 milioni di euro di cosiddetti tagli e risparmi? Per avere un giudizio politico corretto, occorre mettere sul piatto della bilancia non solo su quali settori operano gli stanziamenti aggiuntivi, ma soprattutto su quali settori vengono ad incidere gli stanziamenti ridotti.

 

PRESIDENTE. Chiedo veramente collaborazione, scusandomi con i colleghi, ma domani il dibattito potrà essere più ampio.

 

FULVIO TESSITORE. Sono lieto di essere stato posposto all'amico onorevole Bono, perché ne apprezzo l'autorevolezza e cercherò di essere rapidissimo.

Devo partire da una premessa. Inviterei il ministro, e cercherò di farlo anche io, di non caricare di nessuna impostazione ideologica il discorso sulla scuola. Non caricare di impostazioni ideologiche non significa fare un discorso neutrale, bensì cercare di portare i problemi sui termini propri - quelli culturali - che devono riguardare la scuola. Quest'ultima, fino a prova contraria, dovrebbe infatti essere la scuola di tutti.

All'interno di questa impostazione, vorrei invitare il ministro ad una particolare attenzione su due punti dell'articolo 66 che io condivido molto. Il primo è quello relativo all'Agenzia per lo sviluppo dell'autonomia scolastica. Mi sembra che ci siano delle tracce che lasciano intendere che questa agenzia dovrebbe finalmente riuscire a coniugare il problema del rapporto tra autonomia del sistema e autonomia delle parti.

Inviterei fortemente a valutare questo punto, perché, come sanno tutti i colleghi, ma non sempre tutti ce lo ricordiamo, l'autonomia non è un concetto negativo bensì positivo. Fino a prova contraria il concetto negativo è l'eteronomia, quindi l'autonomia richiede la determinazione di principi che vanno coniugati nella duplice dimensione parte-tutto.

Da questo punto di vista, mi sembra che questa proposta di agenzia dovrebbe essere fortemente coniugata con quel tema dell'obbligo e, sempre in termini non ideologici, si potrebbe così avviare ad un riequilibrio quel rapporto che è stato, a mio giudizio, negli anni precedenti, squilibrato tra obbligo e diritto-dovere.

Si potrebbe, anche qui, fare un discorso di carattere culturale (e non neutrale), se naturalmente si riflette sul significato di autonomia, se si riflette su quello che significa diritto-dovere. Certamente significa centralità della persona, ma di una persona in una dimensione non solipsistica, non solitaria, bensì in una dimensione alteristica che, quindi, comporta il riferimento all'obbligo come un impegno positivo che non può che essere dello Stato, in nome dei principi costituzionali, (articolo 3 ed altri).

Mi avvio rapidamente alla conclusione su questo punto, richiamando il fatto che, se si colgono questi elementi, noi potremmo finalmente cercare di concentrarci sulla funzione pubblica della scuola. Funzione che deve riguardare evidentemente sia la scuola statale, sia le scuole paritarie.

Soltanto un'osservazione sulla lettera a): inviterei il ministro, se lo consente, a riflettere su una considerazione svolta da un vecchio professore, che ora mai compie 45 anni di insegnamento. Il punto da valutare è il seguente. Accertare che cosa uno studente non sa, è facilissimo; accertare quello che lo studente sa è veramente difficile. Pertanto, anziché fare battute di spirito su questo punto, posto che certamente il ministro non può scrivere un trattato di pedagogia, sarebbe bene dare degli indirizzi che facciano capire questo aspetto.

Aggiungo un'ultima battuta sugli insegnanti di sostegno. Credo che sia una cosa indegna la riduzione, che pure c'è stata in anni passati, relativa al problema di questi insegnanti. Detto questo, ritengo però che sia opportuno un monitoraggio, perché ci sono diverse dimensioni della disabilità, e ho l'impressione che, talvolta, si approfitti sia da parte delle scuole - per rispondere ad alcune sollecitazioni, per tanti altri versi comprensibili -, sia da parte degli insegnanti di sostegno.

 

PRESIDENTE. Onorevole Tessitore, l'ho posposta non per una questione di autorevolezza, ma perché l'opposizione ha parlato per meno tempo e perché si è iscritta più tardi. Quindi, ho cercato di recuperare parzialmente.

 

FULVIO TESSITORE. Poiché ho un antico rapporto con l'onorevole Bono, mi permettevo di scherzare con lui, non con il PRESIDENTE.

 

PAOLA GOISIS. Sarò telegrafica. Mi preoccupa molto la questione dell'autonomia. Da tempo si parla di autonomia della scuola, però, io che ci vivo dentro, ho sempre visto che «autonomia» è una parola vuota. Infatti, bisogna sempre fare i conti con la centralità, con il centralismo, con lo statalismo. Non vorrei che si ripetesse anche questa volta, con questa nuova legislatura.

Inoltre, mi chiedo un'altra cosa a proposito della creazione di un'agenzia per l'autonomia. Da chi sarà costituita? Chi saranno i referenti? Chi è in grado di stabilire e di dire quali sono i gradi di autonomia?

Sembra - almeno io la vedo così - che la scuola non sia in grado di darsi regole, di darsi norme. Sembra che la scuola debba essere sempre sotto tutela. In proposito, voglio dire che non solo la scuola viene sempre considerata come la Cenerentola dell'economia - tant'è vero che anche adesso appunto si è detto che i finanziamenti si sono dovuti strappare con le unghie, a quanto ho capito - ma mi chiedo anche, a proposito dell'atteggiamento nei confronti degli insegnanti, come si possa proporre da parte del Governo un aumento di 15 euro. Gli insegnanti dovrebbero essere valutati meglio. Dobbiamo pensare che gli insegnanti hanno nelle loro mani persone, studenti che vengono formati. Avere un insegnante di un certo tipo, di una certa qualità o di un'altra, significa molte volte, spesso, vorrei dire sempre, incidere anche sul futuro e sulla personalità di questi ragazzi che ci vengono dati a 14 anni ed escono a 20 anni. Quindi, sempre in tema di autonomia, della qualificazione e della valorizzazione degli insegnanti, credo che questi non possano essere considerati inferiori rispetto ai metalmeccanici.

Ci sarebbero molte altre cose da chiedere, ma mi fermo qui.

 

PRESIDENTE. Do ora la parola al ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, per una replica.

 

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Intanto grazie a tutti i colleghi che sono intervenuti. Ringrazio - non per fare polemiche, ma perché non riesco a non dire ciò che penso - tutti dei consigli, soprattutto coloro che non possono più dare il cattivo esempio. Li ringrazio in maniera particolare.

Svolgerò solo due rapide considerazioni. A proposito delle deleghe di cui ha parlato l'onorevole Aprea: lungi da me l'idea di farmi dare deleghe.

All'interno della finanziaria è enunciato in maniera precisa che cosa si vuole fare e dove si vuole andare; per il resto si affida ad atti amministrativi l'attuazione di punti che sono scritti con chiarezza. La delega lascia la possibilità di dubbi. All'interno della finanziaria, le questioni di cui abbiamo parlato sono state fin troppo esaminate nel dettaglio e sono affidate o ad atti amministrativi o a decreti ministeriali. La delega dovrebbe essere impiegata per cose molto più serie e importanti dei piccoli aggiustamenti che sono contenuti all'interno della finanziaria.

Per quanto riguarda il problema ricorrente, rispondendo a Rositani e ad Aprea insieme, relativo al contratto del pubblico impiego, dico che a questo vanno aggiunte delle risorse, a meno che non siano state dichiarate dal precedente Governo cose false (ritengo però che il precedente Governo, per continuità, non abbia mai dichiarato ciò che non è vero, come l'onorevole Bono sa meglio di me). Quindi, sicuramente si dice il vero dove si scrive che si reimpegnano le risorse derivanti da quelli che sono considerati tagli (quando li faccio io, mentre quando li faceva l'onorevole ministro Moratti erano semplicemente piccole manovre di razionalizzazione, che hanno mandato a casa qualche centinaio di migliaia di docenti...).
Il reinvestimento delle risorse per i posti razionalizzati nell'anno 2004-2005 prevede 158 milioni di euro di economia per i docenti e 58 milioni di euro per gli ATA. Questi sono i posti che sono stati soppressi nell'anno 2004-2005 e che devono essere reinvestiti sul contratto, perché, come recita l'accordo firmato dal precedente Governo, quelle cifre dovevano essere reinvestite in incentivi al personale docente e non docente della scuola. Quindi, si tratta di una parte di risorse che deve essere riversata sul rinnovo del contratto.

Mi auguro che quella previsione e quelle certificazioni siano reali, e che quindi ai soldi del rinnovo del contratto del pubblico impiego si aggiungano anche queste cifre che pongono l'opportunità di poter essere ai livelli dei rinnovi contrattuali precedenti. Questa è la procedura con cui si è operato.

Dico questo per il semplice fatto che avete chiuso e avete preferito rinviare. Se è vero che avete chiuso, ci saranno anche dei soldi (Commenti del deputato Aprea). Il contratto del pubblico impiego, stando alla situazione, avendo superato i 4 miliardi di euro, credo sia il più grosso sforzo rispetto a tutto quello che è stato fatto. Per la scuola, in più, ci dovrebbero anche essere queste risorse, ammesso che quello che avete dichiarato sia vero. Lo verificherà non il ministro, ma la Ragioneria generale che garantisce la continuità e l'onore della firma di quelli che hanno sottoscritto.

Per quanto riguarda i precari, il concerto con il ministro della funzione pubblica ed il ministro dell'economia e delle finanze non è sulla certificazione delle spese. Infatti, come voi ben sapete, l'inquadramento a tempo indeterminato - finalmente questo Governo, a differenza di altri, ne ha convenuto - non è un aggravio di spesa. Anzi, è un risparmio di spesa, rispetto alla quota differenziale che noi paghiamo all'INPS, ragionando sui docenti.

Oltre a ciò, c'è la differenza di scaglione tra quelli che entrano oggi a tempo indeterminato e quelli che escono.

Il concerto della Funzione pubblica e del Tesoro è normale. Non c'è assunzione nel pubblico impiego che non avvenga in questa maniera. Anche quando avviene per concorso, si ha la controfirma dell'immissione. È una procedura del tutto normale e legittima. Quindi, se vogliamo cambiare la norma, io sarei anche felice; tuttavia ritengo che ci siano alcuni profili di carattere normativo che non consentono al ministro di agire da solo.

Rispetto ad altre considerazioni sugli ATA, faccio notare che sono 20 mila quelli che vengono inseriti. Il numero a cui si riferisce Rositani indica i posti vacanti del turn over che già c'è stato. Ad ogni modo, i precari ATA rappresentano poco più del 50 per cento.

Rispetto alle graduatorie permanenti, anche qui dobbiamo intenderci, abbiamo tutto il tempo di approfondire. Tuttavia, quando pensiamo a coloro che oggi hanno diritto, vi vorrei far notare che, con 150 mila precari assunti, arriviamo a qualche mese in più dei due anni. Non so se arriviamo neanche ad avere il terzo anno, dopo i due della formazione.

A questo punto, credo che se vogliamo arrivare ad un sistema serio di concorsi, daremo loro i punteggi che gli spettano. Questa ipotesi è ampiamente diffusa. Tuttavia, se partiamo dal presupposto che, siccome esiste una graduatoria, questa va conclusa anche con quelli che sono appena entrati, così non rendiamo un ottimo servizio né alla scuola, né a quelli che poi si creano l'illusione di poter arrivare da qualche parte e non riescono a farlo.

Per quanto concerne l'edilizia scolastica - un solo passaggio, per mia memoria -, il meccanismo che abbiamo messo in piedi sviluppa 1.500 miliardi di vecchie lire. Peraltro, mi auguro che il Parlamento lo voglia anche incrementare. Rispetto al precedente Governo, l'unica traccia che ho trovato è una delibera CIPE di 227 o 228 milioni di euro, approvati, in zone sismiche, prive di finanziamento. Vorrei che su questo punto riflettessimo. Forse sono stati deliberati, ma su quelle cifre sono stato deliberate anche altre cose. Questa è un'emergenza vera, perché parliamo di situazioni non a norma in zone sismiche, di un finanziamento annunciato e di una delibera CIPE fatta senza soldi. Questo è un problema reale.

Rispetto alle ripetenze, mi sembrava di essere stato chiaro. Il problema relativo alle ripetenze non consiste nel bocciare o meno, ma nel fatto che la ripetenza si protrae e viene iscritta di nuovo nella stessa classe, superando indici statistici significativi, senza che il ragazzo venga orientato a trovare il proprio percorso. Saggezza vorrebbe che si aiutasse il ripetente a trovare il proprio percorso formativo utile.

Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno, su questo la finanziaria supera solo il numero. Tuttavia, dovremmo anche fare una riflessione nel merito. Ritengo che la Commissione sia il luogo idoneo per farlo. Dobbiamo investire ulteriormente sulla professionalità degli insegnanti di sostegno e, come tutte le cose in cui si investe, dovremmo anche pretendere che la strada degli insegnanti di sostegno non sia né una scorciatoia, né un ascensore. Chi fa l'insegnante di sostegno, lo fa per scelta, e questo ci consente anche di fare le valutazioni circa gli organici di diritto e le possibilità. Credo che, forse, su questo aspetto potrebbe anche essere utile perfezionare qualche cosa all'interno della finanziaria.

Rispetto al monitoraggio sulle assenze, anche sull'epidemia influenzale è difficile stabilire, come Rositani sa bene, norme precise. D'altra parte, è anche vero che, quando la rilevazione media supera non del doppio, ma di dieci volte, la media nazionale di assenze non motivabili, essendo ormai la scuola responsabile delle supplenze brevi, qualche correzione potrebbe essere fatta. Del resto è vero che il mondo della scuola è meno assenteista, o meno malato, del pubblico impiego.
Per quanto riguarda la vicenda dei dirigenti scolastici, questo dibattito si può fare serenamente in Commissione. Personalmente, mi pongo solo il problema di far accedere al corso di formazione, anche in questo caso, per non creare diritti acquisiti. Infatti, con la norma che è stata approvata per i presidi incaricati, che lascia un notevole quantitativo di posti, stabilito per legge, non vorrei che creassimo delle aspettative. Prima sopprimiamo la graduatoria permanente dei docenti e poi facciamo la graduatoria permanente dei dirigenti su posti che, vivaddio, sono quantificati rispetto all'età e alle esistenze. Quindi, vi invito a fare una riflessione su questo punto. Per quanto mi riguarda, non ho pregiudiziali in proposito, per essere chiari. Tuttavia, valutate voi - che avete anche più esperienza di me nel settore - se non creiamo un'illusione. Dico questo, perché i posti sono quelli, non si incrementano. Quindi, mi chiedo: quanto resta in piedi questo concorso? Fino a quando? Cosa facciamo con quelli che fanno la formazione? Gli riconosciamo un punteggio? Altrimenti a che scopo gliela facciamo fare? Vengo ora alle domande dell'onorevole Bono, a proposito dei tagli e dei risparmi. Vi faccio presente, a titolo d'esempio, onorevole Bono, che i tagli prevalenti sono fatti sulla gestione centrale del ministero. Lì abbiamo già tagliato, autonomamente, 300 milioni di euro finanziando, senza chiedere una lira a nessuno, gli esami di maturità, e rifinanziando la nuova legge sugli esami di maturità. Inoltre, l'ulteriore taglio contribuisce almeno al 50 per cento di questi 400 milioni di euro.

Per il resto, si tratta di manovre in parte già anticipate nelle altre finanziarie e non applicate, ossia scritte come guadagno. Ricordo solo la manovra degli insegnanti di inglese, approvata dal Governo di centrodestra e che ritengo perfettamente legittima: il fatto di non avere il doppio numero di insegnanti porta a un risparmio di 490 milioni di euro. Purtroppo, però, approvata la finanziaria, e sottratti al Ministero della pubblica istruzione i soldi per fare quella formazione, questo risparmio è stato improvvidamente iscritto in una finanziaria precedente, mentre è molto più corretto iscriverlo in questa, dove noi abbiamo ripristinato, sempre con i soldi del Ministero già esistenti, l'entità per poter fare la formazione.
Ci sarebbero anche altre osservazioni della collega Sasso e del collega Tessitore di cui vorrei parlare, ma avremo sicuramente modo di riprenderle.

È indubbio che occorre avere attenzione e riguardo in ordine alle valutazioni complessive del nostro sistema; è altrettanto vero che la razionalizzazione dovremmo farla non solo sugli sprechi, onorevole Sasso, ma anche sulle furbizie che ci sono. Avremo modo, poi, di esprimere meglio il concetto; tuttavia, avendo fatto una rilevazione abbastanza attenta della composizione delle classi, abbiamo notato che per oltre il 50 per cento, nelle città medio-grandi, non si prevede mai l'utilizzo di una via di mezzo tra il minimo e massimo, ma sempre il minimo. Questo, qualche volta, risulta eccessivo.
È un problema non riconducibile alle colpe dei docenti; credo piuttosto che faccia parte della consapevolezza che l'autonomia scolastica deve generare. Per come è stata scritta, infatti, non si tratta di una delega fatta a me, ma all'autonomia scolastica. In un piano, in cui si prevedono sistemazioni di precari, innovazioni per la scuola e prospettive di crescita, la compatibilità delle risorse è legata al fatto che si investa per la scuola, evitando quello che l'onorevole Sasso ha chiamato sprechi. Grazie.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, e dichiaro conclusa l'audizione.