Istituti Tecnici e Professionali

Proposte di riforma


 

Drastico taglio agli indirizzi degli istituti tecnici e dei professionali. Valorizzazione dell’autonomia,
flessibilità e valutazione. Un modello per favorire l’incontro tra domanda e offerta occupazionale

 

Allegati

Roma, 3 marzo 2008

 

ROMA - Presentato oggi, l’impianto culturale e curriculare degli istituti tecnici e professionali, che sono parte essenziale dell’ordinamento nazionale dell’istruzione superiore, dopo il superamento della riforma Moratti, in cui l’istruzione tecnica era confluita nei licei (economico e tecnologico) e quella professionale trasferita alle Regioni. I contenuti sono il frutto del lavoro di una commissione di esperti presieduta dal prof. Alberto Felice De Toni, Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Udine.

“Abbiamo inteso valorizzare il grande patrimonio italiano della scuola tecnica e professionale, aumentando la sua capacità di attrazione – ha spiegato il Vice Ministro alla Pubblica Istruzione, Mariangela Bastico - Voglio ricordare, che tanti imprenditori di successo, famosi in Italia e nel mondo, si sono formati in queste scuole. Inoltre la presenza di ottimi istituti tecnici ha costituito un volano essenziale per la qualità dello sviluppo economico e sociale del territorio”.

Nel corso della mattinata sono state presentate cinque relazioni, che costituiscono il frutto del lavoro della commissione, distinto in un documento base e in quattro specifici approfondimenti.

“La commissione ha individuato – ha detto ancora Bastico –assi culturali e principi applicabili all’intero ordinamento dell’istruzione superiore e non solo a quella tecnica e professionale: la relazione tra azione e conoscenza, tra sapere e saper fare, la valorizzazione delle diverse intelligenze dei ragazzi, le innovazioni della didattica e il rapporto tra scuola e mondo del lavoro”.

Punti essenziali dell’innovazione su istruzione tecnica e professionale sono: una forte riduzione della frammentazione degli indirizzi, che passano da 315 a 10 per l’istruzione tecnica e da 35 a 9 per quella professionale; la definizione dei livelli di conoscenza e di competenza che corrispondono ai diversi titoli di studio in uscita (diplomi), che consentono l’accesso al mondo del lavoro e all’università; la quinquennalità dei percorsi di istruzione tecnica e professionale, anche se per questi ultimi è garantito uno sbocco triennale per il conseguimento di una qualifica professionale; le qualifiche professionali verranno definite sulla base di un accordo tra Stato e Regioni per garantire la spendibilità del titolo a livello nazionale ed europeo; la valorizzazione dell’autonomia scolastica, attraverso il progressivo aumento nelle ultime tre classi del quinquennio del monte ore a disposizione delle autonomie stesse (pari attualmente al 20%).

“Accanto alla valorizzazione dell’autonomia occorre inserire elementi di valutazione – ha affermato Bastico - non può esistere, infatti, autonomia senza responsabilità rispetto a risultati di apprendimento dei ragazzi”.

“Intendiamo raccogliere osservazioni proposte dalle Regioni e gli enti locali, dalle parti sociali, dalle associazioni professionali e dal mondo della scuola che contribuiranno a determinare il documento conclusivo e la proposta di regolamento, che verranno consegnate al nuovo governo e alle commissioni parlamentari. Auspico – ha concluso il Vice Ministro - che su un terreno così importante per il futuro della scuola ci sia ampia condivisione e la volontà di dare continuità a questo percorso, indipendentemente da chi sarà al governo del Paese.